ISABELLA E QUELLA TRECCIA CHE LA FA SENTIRE MENO SOLA

ISABELLA E QUELLA TRECCIA CHE LA FA SENTIRE MENO SOLA

Una donna, il suo lavoro: conducente di bus. Il suo nome Tracy Dean. Una bambina che tutti i giorni prende quel bus per recarsi a scuola, 11 anni di nome Isabella Pieri. Due storie che si intrecciano, due nomi “anonimi” che non appartengono alla folta schiera di vip che riempiono le pagine dei giornali. La prima, una persona disponibile che va oltre il suo lavoro e decide dopo le confidenze ricevute da Isabella di fermarsi alcuni minuti dopo che gli altri bambini scendono dal bus. Il tutto per poterle fare un’acconciatura che sia ben realizzata ma al tempo stesso doni serenità ed autostima a questa bimba che ha perso la mamma due anni fa. La mattina è suo padre a cercare di pettinarle i capelli, lo fa come può, come è in grado di fare, con amore ma con le conoscenze in materia che non sono propriamente brillanti e non portano ai risultati sperati. Una lotta con i capelli della piccola, quella che ha condotto suo padre Philip , tanto da fargli decidere di farle fare un taglio “importante” dopo che i capelli si erano tutti aggrovigliati e pettinarli diventava un’impresa ardua oltre che ad arrecare dolore alla bimba. Ma i capelli si sa, ricrescono ed il problema si ripresenta. Isabella si confida con Tracy, le parla degli ultimi anni difficili, dopo la perdita di sua mamma e la donna, senza rifletterci troppo risolve il suo problema realizzando una pettinatura adeguata. Inizia così questa splendida amicizia, da quel giorno Tracy si occupa di pettinare la bimba, di regalarle quelle attenzioni di cui ha ancora bisogno ed inoltre rende la mattina di suo padre Philip un po’ più leggera, fornendo un aiuto a questo padre che si è ritrovato a ricoprire un ruolo non semplice da gestire. Ora sicuramente chi legge, penserà che questa non è una notizia, ed è vero, potete anche avere ragione. Solo che in un’epoca in cui tutti corriamo, pensiamo a competere contro invisibili importanti ruoli che il più delle volte sono autoassegnati, abbiamo gli occhi incollati su schermi sempre più presenti ed emozioni sempre più assenti, questa può diventare la dimostrazione di quanto poco occorra per esserci davvero e dare una mano a chi vive situazioni dolorose e silenziose.Forse sollevare lo sguardo dai propri egoismi personali, dalla ” solita scusa” della mancanza di tempo che nasconde la ben più reale mancanza di cuore, questo mondo potrebbe davvero diventare migliore.In quei colpi di spazzola risiede il calore di cui tutti abbiamo bisogno, l’attenzione che lesiniamo attraverso selfie sempre più provocanti, l’altruismo che non usiamo più se non come termine che riempie pagine di solitudini esistenziali.In quei colpi di spazzola risiede ciò che potremmo fare, se solo volessimo…