LA LETTURA, QUELLA VERA, E’ FINITA, TROPPO LENTA PER TEMPI COME QUESTI

Davvero un romanzo si può raccontare? Davvero un autore è in grado, davanti a un pubblico, che sia quello di una presentazione, di un festival, di un convegno, o anche persino a una cena, di far capire qualcosa che può essere capito solo leggendo?Se gli autori ormai vanno in giro a parlare dei loro romanzi è perché vogliono parlare di sé, vogliono mostrarsi, vogliono il contatto con i lettori: è per una malattia narcisistica. Ormai grave. Aggiungo che addirittura scrivono un romanzo solo per poi incontrare i lettori, lasciarsi lusingare, adulare, ammirare. È come un attore di teatro che si disinteressa del testo che sta recitando, come qualcosa di accessorio, mettendo al centro del suo lavoro soltanto il momento dell’applauso in sala. Ormai si applaude senza più il testo recitato. E si premiano i libri senza leggerli. Si parla di autori senza sfogliare una sola pagina di quello che scrivono, e li si elogia per quello che dicono attorno al libro.“Niente di personale” è uscito cinque anni dopo “Betty”, il mio precedente romanzo. In questi cinque anni ho potuto constatare che il mondo letterario e giornalistico è peggiorato ancora, non legge più i libri (e non parliamo di come la situazione fosse diversa, e in meglio, 25 anni fa, quando pubblicai il mio primo romanzo). E i libri non li legge neppure il mondo accademico: gli italianisti, per capirci, non leggono i romanzi italiani contemporanei. È come dire che i critici cinematografici non vanno più al cinema. Come se tutti avessero gettato la spugna.Entrano a teatro (quando si degnano) solo alla fine, senza vedere lo spettacolo. Il tempo di un applauso e di sentire qualche commento del pubblico che esce nel foyer per poi ripeterlo a qualche cena o in qualche giuria di premio letterario. E si ricomincia. Forse non è colpa di nessuno. Forse davvero, ormai, i libri sono troppi. Ma c’è un altro elemento: il tempo. Il tempo per raccontare una storia è di un’ora, un’ora e mezza. Forse due ore. È il tempo delle serie di Netflix e del cinema. I romanzi sono troppo lunghi. Devi cominciarli, continuarli, lasciare che ti aspettino, mentre la vita, nel frattempo scorre accanto a te e ti riempie di altre cose.La lettura, quella vera, quella che non imita le serie, (a parte la pseudoletteratura che si crede letteratura perché gli autori si atteggiano a scrittori, e anche questo è teatro ed è finzione), è finita, è troppo lenta e complessa per tempi come questi.#lemiefotografie Galleria Borghese, Roma, 2017