“MICHELANTONIO SENA, EMANUELE KANT”

Li ho ritrovati ! Sapevo di non averli perduti, erano sul fondo di un cassetto che da anni non aprivo. Dentro ho recuperatoi migliori anni della mia vita, ricordi d’infanzia, lettere d’amici (quando ancora la posta non era mail), le prime soddisfazioni professionali, oggetti dimenticati e soprattutto gli appunti di filosofia del liceo. Un patrimonio di inestimabile valore quei fogli scritti fitti fitti perché sono la testimonianza delle preziose lezioni di un grande professore, Michelantonio Sena. A primo acchito non faceva simpatia, era un docente all’antica che manteneva le distanze: dava del lei a ognuno di noi singolarmente e del “loro” alla classe intera. Però quando spiegava la filosofia era capace di affascinarti: eloquio semplice ma efficace che il più delle volte si avvaleva della lavagna per semplificare i concetti. Un gigante a dispetto del fisico mingherlino e della statura. L’anno scolastico per quanto riguardava la filosofia si divideva in due: il periodo delle spiegazioni e quello delle interrogazioni. Il prof Sena era abbastanza comprensivo con noi e a volte ne approfittavamo. Ma guai se se ne accorgeva, si metteva a urlare e batteva la mano sulla cattedra. Così come non tollerava ritardi nell’avvio delle lezioni. Una volta che il prof precedente, l’indimenticabile Giuseppe Lazzaro, docente di greco, indugiava ad andare via, lui sbotto’ con un sorrisetto che denotava leggero fastidio: “Lazare veni foras”. Da schiattare dal ridere quella volta invece in cui molto seriamente volle spiegarci l’etimologia della parola “stronzo”. Noi lo immaginavamo in compagnia del suo filosofo preferito, cui ha dedicato studi e libri, e per entrambi avevamo coniato un ritornello un po’ dissacrante: “Michelantonio Sona, Emanuele Kant”. La sua eredità è tutta raccolta in quegli appunti che non riporrò più nel cassetto. Ora li tengo a portata di mano per leggerli. Nel piccolo grande rimpianto della giovinezza❤️