MO. NELLA SFIDA CHE ARRIVA DAL CIELO, L’ATTACCO È PARTITO DALL’ IRAQ?

MO. NELLA SFIDA CHE ARRIVA DAL CIELO, L’ATTACCO È PARTITO DALL’ IRAQ?

La sfida è arrivata dal cielo. Con uno «sciame» di una ventina di droni, magari combinato con il lancio di missili da crociera. Gli Usa paiono convinti del ruolo diretto dell’Iran e alcuni osservatori inseguono piste meno nette. Nella serata di domenica Washington ha diffuso foto satellitari degli impianti sauditi colpiti, immagini che hanno suscitato altri interrogativi su sistemi usati nell’attacco ai siti petroliferi. Molti i pareri. Teorie che si intrecciano con la valutazione dei danni, comunque pesanti. L’incursione, però, si inserisce in una strategia progressiva messa in atto dagli sciiti Houti sorretti dagli iraniani. Una risposta ai bombardamenti della coalizione a guida saudita nello Yemen, un’offensiva costata migliaia di vite. Teheran ha seminato su un terreno fertile. I militanti sono tenaci ed hanno mostrato grande iniziativa moltiplicando le frecce al loro arco: i barchini esplosivi guidati in remoto, le mine, i sistemi anti-nave, vettori terra-terra a medio raggio e i cruise per poter «andare» in profondità. Le prime operazioni con i velivoli radiocomandati risalgono alla primavera del 2018 quando prendono di mira l’aeroporto saudita di Abha, un target che «tornerà» spesso insieme ad altre installazioni. Quindi proveranno contro numerosi obiettivi nel regno e negli Emirati, dove tenteranno di fare danni ad un reattore nucleare. Non sempre le missioni saranno coronate da successo, ma daranno la possibilità al movimento di migliorare. Con il contributo dello sponsor khomeinista vista che, spesso, i mezzi sono copie di quelli iraniani. Il Qasef 1 e 2K, poi l’UAV X per operazioni a lungo raggio. Nel mese di maggio c’è un attacco alla pipeline Est-Ovest che porta al terminale di Yanbu, sul Mar Rosso. Anche in quell’occasione gli americani sospettano che i droni (o i missili) possano essere partiti dall’Iraq. Scenario emerso sabato, smentito da Bagdad, ma rilanciato nella notte da quanti hanno ricalcolato distanze e parametri. Ipotesi che restano aperte insieme a quelle di un uso combinato di apparati diversi. Ancora gli Houti il 17 agosto «puntano» Shaybah, non lontano dal confine emiratino. Gli insorti parlano – di nuovo – di dieci droni. Hanno fatto un test poi ripetuto nell’ultimo assalto? E ancora: gli esperti non avevano escluso un ricorso ai cruise Quds. Eventi bellici parte di un piano ampio. Secondo gli analisti di Longwar Journal gli sciiti yemeniti hanno sferrato dal 2015 centinaia di strike dove si sono affidati ai piccoli velivoli oppure ai missili. Non è poco vista la sproporzione sul campo, esempio classico di conflitto asimmetrico: i principi spendono miliardi in armamenti mentre per un ricercatore olandese un drone degli Houti può costare 15 mila dollari. Sempre in agosto, ricorrendo ad un ordigno anti-aereo locale di concezione russa (Fater 1) hanno abbattuto un Reaper M9 statunitense, uno dei droni del Pentagono impegnati nella caccia ai qaedisti e nel supporto ai sauditi per la raccolta di intelligence. Un «centro» a riprova degli sforzi messi in atto per tenere testa alla grande alleanza. Il database di Longwar ha censito almeno 255 lanci di missili di vario tipo. Sistemi provenienti dai depositi delle forze armate oppure messi insieme con l’aiuto dei guardiani della rivoluzione. Lo spionaggio ha anche seguito le mosse di un cargo iraniano, la Saviz, perennemente nel Mar Rosso. Non è chiaro il suo compito: c’è chi lo ha collegato ad alcune attività della guerriglia. Infine alcuni interrogativi. L’Arabia ha un robusto ombrello anti-aereo e gli Usa, di recente, hanno mandato alcune batterie di Patriot. Scudo non ermetico se deve intercettare dei droni. E gli Houti sostengono di aver sfruttato un punto debole della difesa grazie a informazioni ricevute dall’interno. E’ vero o propaganda? Domande che si sono sommano alle tesi alternative di quanti sono scettici sulle reali capacità dei militanti e ritengono che il vero colpevole non sia ancora emerso, con gli insorti nel ruolo di schermo. Ognuno ha la sua interpretazione, il Medio Oriente è sempre generoso e le accoglie tutte.