PECCATI IMMORTALI & PECCATUCCI REDAZIONALI
Bisogna credere ai critici letterari, mica vanno per simpatie aziendali. Quando mai? Sicché sarà sicuramente un capolavoro assoluto il romanzo “Peccati immortali”, edito da Mondadori, scritto a quattro mani da Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone. A leggere l’estratto pubblicato dal “Corriere della Sera”, dobbiamo infatti prepararci a un saporito mix di sesso, politica, perversioni, religione, criminalità, cucina e corruzione. E vada anche per quell’incipit, che si vorrebbe profondo ma forse è solo a effetto. Recita: “Essere immortali è facilissimo. Tutti gli animali ci riescono. Tutti, tranne l’uomo: l’unico che sa che deve morire”. Vabbè. Fa molto Paolo Sorrentino.Ciò che invece sorprende, ma vale ogni volta che la firma illustre di una testata importante pubblica un romanzo (in questo caso sono addirittura due, pure inviati di punta del quotidiano di via Solferino), è il tono di titanica “affettuosità giornalistica” che promana da tutto l’apparato grafico e simbolico. Richiamo in prima pagina, praticamente due pagine nella sezione Cultura, un titolo appena modesto che recita “Romanzo capitale”, una sobria/sterminata recensione di Antonio D’Orrico, s’intende collega dei due autori, che si conclude così: «Dopo “Peccati immortali” (un libro che asfalterà le classifiche di vendita), il giornalismo nazionale rischia di perdere due protagonisti. D’ora in poi Cazzullo & Roncone (onoriamoli con la e commerciale, se lo meritano) saranno una coppia fissa letteraria. Categoria? La più chic (ma anche “pratique”): quella del bestseller di qualità”. Insomma, uso delle parentesi a parte, se non c’eravamo accorti sono nati più o meno i nuovi Fruttero & Lucentini.
