RANITIDINA, NITROSAMMINE, FARMACI E CANCRO. COME COMPORTARSI

RANITIDINA, NITROSAMMINE, FARMACI E CANCRO. COME COMPORTARSI

Le sostanze cancerogene sono purtroppo molteplici e più di quanto si sia portati a pensare; praticamente ogni giorno veniamo informati che quel tal elemento favorisce il cancro o che certe abitudini espongono ai medesimi rischi.Districarsi quindi, in nome della preservazione della salute, diviene arduo se non impossibile. Sono stati ritirati i farmaci contenenti il principio attivo ranitidina, sostanza che appunto è riconosciuta cancerogena. Ma chi sta seguendo una terapia con i farmaci disponibili sul mercato, adesso cosa farà, interromperà la cura?Ad essere franchi, la presenza di nitrosammine, anche se certificata, non costituisce rischio di tumore, per il fatto che la quantità è davvero minima e non lo è nemmeno se i farmaci in questione vengono assunti per un periodo prolungato e con dosi importanti. Una filosofia in verità un po’ controversa, sarebbe come dire che fumare una sola sigaretta, tutto sommato è un danno minimo… L’European Medicines Agency (EMA) – Agenzia europea per i medicinali – ha comunque in via precauzionale dato indicazione alle case farmaceutiche di verificare la presenza di nitrosammine nei farmaci commercializzati. l’Ema ha dichiarato che si tratta di “un principio di precauzione. Meglio verificare a priori che cosa può succedere”. Ma questa precauzione evidentemente sarebbe stato opportuno adottarla al momento del consenso al rilascio del farmaco. La rassicurazione è che tuttavia chi sta seguendo una cura con questi farmaci può continuare ad assumerli, proprio perché la presenza di tali sostanze è praticamente trascurabile. Resta però, a far pensare, la questione della Ranitidina. L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha dato disposizioni, da un lato per la sua sospensione, dall’altro per un uso più attento…La categoria della Ranitidina è quella dei farmaci antiacido, assunta per curare i disturbi dello stomaco. Le formulazioni vietate dall’Aifa sono nello specifico quelle prodotte da una farmaceutica indiana. Il divieto è stato disposto a causa del rischio contaminazione da nitrosammine.Ma l’Agenzia Italiana del Farmaco ha inoltre invitato i pazienti che stanno assumendo “prodotti da banco”, a rivolgersi al proprio medico o al farmacista. Il dilemma allora ricade sul medico o sul farmacista, sarà opportuno continuare a prescrivere questi farmaci?La logica da applicare è conseguente alla necessità del paziente, se non esistono alternative e si ha bisogno proprio di quel farmaco, si continuerà a prescriverlo per non interrompere appunto la cura del paziente. Mentre se esistono alternative, allora si procederà al cambio. C’è chi sostiene che questi controlli che ora sono richiesti, siano in effetti eccessivi. Ma la verità è che queste limitazioni sono sintomo di un sistema di sorveglianza attivo a garanzia e tutela dei cittadini. In buona sostanza è meglio operare controlli “esagerati” piuttosto che trascurare eventuali ripercussioni negative.La verità è nota e spietatamente inesorabile, tutto verte sul concetto “rischio-beneficio”. Ipotizzando che un certo principio attivo sia nocivo, o potenzialmente tale, se non se ne può fare a meno per curarsi, si accettano le “controindicazioni” e gli “effetti indesiderati”, in poche parole: i rischi collaterali… Naturalmente la ricerca va avanti e quello che adesso appare come un controsenso clinico, perché per curare qualcosa, si danneggia qualcosaltro, sicuramente tra qualche tempo non avverrà più. Ma per ora quello di cui disponiamo è ciò che abbiamo! Non c’è spazio per i retropensieri che ci inducono a ricercare ragioni di puro interesse economico e fantasiosi complottismi che suggeriscono verità dolose, tese a non far guarire i pazienti, perché altrimenti chi comprerebbe più medicinali?In medio stat virtus è forse la giusta logica da considerare, e con questa consapevolezza giriamo la faccia altrove ed ingoiamo la pillola amara, senza farci troppe domande, perché tanto, a che servirebbe?