RICORDO DI PASQUALE, BRACCIANTE MORTO DI LAVORO NERO
Nero. Come le notti senza stelle, come il lutto delle mamme orfane dei figli, come le colonne killer di fumi puzzolenti e velenosi emanate dai roghi tossici. Nero è il colore del “non lavoro” che permette ai poveri di sopravvivere senza chiedere l’elemosina, senza bussare alla porta della Caritas parrocchiale, senza cadere in depressione. Lavoro in nero equivale a evasione fiscale, danno economico, smaltimento illegale degli scarti, sfruttamento dei cittadini stranieri e italiani.Lavoro in nero, concausa di tante patologie oncologiche. Lo sanno tutti, ne parlano pochi, conviene a tanti. Chi ci governa, a intervalli regolari, si ricorda del lavoro in nero perché affossa l’economia, perché fa concorrenza spietata e disonesta a chi produce nel rispetto delle leggi, degli esseri umani, della loro salute, della loro sicurezza. Domenica scorsa abbiamo celebrato la giornata di preghiera per la custodia del creato. Il Papa, le Chiese cristiane, sono preoccupati. Gli uomini di buona volontà, credenti, atei o agnostici onesti, lanciano l’allarme. Sembra di sentirli mentre gridano ai loro fratelli in umanità: «Folli, smettetela di rapinare l’aria, l’acqua, i frutti della terra al prossimo e ai loro discendenti. Stolti, cambiate vita, ritornate a essere umani. C’è pane per tutti, mangiate con gratitudine il vostro, ma non gettate nei rifiuti quello destinato agli altri. Gustate pure il pescato di oggi, ma, per carità, non avvelenate il mare»… CONTINUA SU:
