RIFORMA DELLE REGOLE FISCALI EUROPEE: UNA COMPLESSA SEMPLICITÀ
Sulavoce.infoil professorMassimo Bordignonillustrain modo divulgativo la proposta di riforma delle norme fiscali dell’Eurozona elaborata dalloEuropean Fiscal Board(EFB), organismo consultivo della Commissione Ue istituito nel 2016 e di cui Bordignon è componente. Obiettivo è quello di maggiore semplicità e intelligibilità delle regole fiscali. Proviamo ad analizzare e commentare i punti qualificanti per verificare se rispondono all’obiettivo. Il primo punto è il seguente: Tradotto: serve che la crescita della spesa nominale (al netto di interessi passivi e spese soggette al ciclo economico, come i sussidi di disoccupazione) sia inferiore a quella del Pil potenziale. E qui già vedo alcuni di voi storcere il naso. Ma come, cerchiamo di semplificare e torniamo ad inciampare in questo diavolo di Pil potenziale, il gemello simmetrico del non meno famigerato output gap, che di fatto non è misurabile? Bordignon e l’EFB rispondono che Può essere.Anzi, è così nel senso che una stima malcerta su un arco decennale è meno problematica di una stima malcerta calcolata su base annuale. Bisogna sapersi accontentare. Interessante anche il fatto che le nuove regole siano agnostiche rispetto alla dimensione del bilancio pubblico: se qualche paese vuole spendere di più può farlo, tassando di più. Non si dica quindi che l’Eurozona ha una inclinazionelibbberista. Altro elemento di apparente attenuazione delle criticità politiche è il fatto che Io però qui ho un’obiezione. Che succede in caso di scostamenti rilevanti rispetto all’orizzonte di piano, che qui è reso rigido e non scorrevole, come invece avviene nei DEF nazionali? In altri termini, e se ho correttamente compreso, l’arco di piano non viene rivisto. Quindi un governo potrebbe spendersi il margine di spesa triennale nel primo anno e poi, in caso di rallentamento o recessione, lamentarsi di non poter rientrare nel trend “perché così è pro-ciclico, maestraaa!” Attendiamo chiarimenti.Ma in attesa, non scordiamo mai che, ogni volta che c’è uno scostamento rispetto ad un target, lì c’è la politica che giustifica e recrimina, e se siete in Italia potete leggere ed ascoltare buffi personaggi proclamare che intendono andare a Bruxelles a “battere i pugni sul tavolo” Questi sono gli stabilizzatori automatici spiegati in altro modo e direi che non è nulla di rivoluzionario ma solo un adattamento alle nuove regole. E veniamo al capitolo sanzioni per inadempienti. Qui la proposta è la seguente: Incredibile come un incentivo, visto da altra angolazione, assomigli ad una penalità. Amenità a parte, anche qui vediamo il potenziale per estenuanti mercanteggiamenti e deroghe, cioè il terreno della politica. Allo stesso modo, scompare il Medium Term Objective (MTO) ma viene sostituito da qualcosa che gli assomiglia moltissimo, e che per molti aspetti aumenta il potenziale di negoziato politico: […] l’introduzione di una differenziazione degli obiettivi di debito su Pil tra i diversi paesi euro come risultato di una contrattazione pluriannuale, non dissimile da quella che già avviene in sede di determinazione del bilancio europeo. Ho lasciato per ultimo l’oggetto del desiderio italiano, il leggendario “scorporo” di alcune tipologie di investimenti dal calcolo del deficit.Come saprete, gli italiani stanno salivando copiosamente per questa possibilità, che permetterebbe di spalancarci le porte delgreen, inteso non come campo di golf ma come sacrosanta riconversione dell’economia verso una minore impronta di anidride carbonica e non solo. La proposta dell’EFB prevede condizionalità, ovviamente: Questo mi rassicura molto, perché evita che gli italiani si fiondino a definire “verdi” le pensioni anticipate, i sussidi incondizionati di disoccupazione ed i pacchi di pasta elargiti prima delle elezioni, assieme ad una scarpa spaiata. Tuttavia, vorrei anche umilmente richiamare la vostra attenzione su un punto: gli investimenti in deficit causano…deficit.Che a sua volta si somma al debito. Questo non vuol dire che vadano evitati ma solo che serve essere consapevoli che c’è un costo di avvio ed un rendimento aleatorio, da valutare su un arco di tempo non breve. Da ultimo, ecco le “raccomandazioni”: Interessante, lo diremo ai tedeschi ed agli altri paesi fiscalmente equilibrati. A questo punto, già vedo le vostre espressioni lievemente schifate: ma insomma, possibile che non vada mai bene nulla? Ecchecaspita. Non sto dicendo quello, anche se molti di voi faticheranno a crederci. Sto dicendo una cosa differente.Le norme proposte mantengono una ineliminabile componente tecnica, basata su elementi inosservabili, e necessitano di un altrettanto ineliminabile processo di negoziazione tra i paesi dell’Eurozona, perché la Ue e l’Eurozona sono un gioco cooperativo con elevato numero di giocatori. Prima ci metteremo in testa questa definizione di Ue, prima coglieremo il senso della difficoltà e della fatica necessarie a progredire. Senza fiducia tra i giocatori, non si va da nessuna parte, e si moltiplicano in modo illusorio le norme per combattere ifree riders(aka “furbi”). Per concludere, lasciatemi dire una cosa: queste norme fiscali “semplificate” nulla ci dicono -ovviamente- delle scelte di politica economica che determinano la crescita dei singoli paesi. Se un paese ha unpolicy mixridicolo, per effetto dal quale (oltre che della propria devastata demografia) cresce sempre meno, non si viene comunque a capo di nulla. Ogni regola fiscale, per quantosmartefriendly, non potrà evitare piagnistei, vittimismo e recriminazioni dei soliti noti. E forse per quello Bordignon lascia scivolare nelle pieghe del suo post quello che appare anche ilcaveatsupremo: Scolpitelo nel marmo a lettere di fuoco, datemi retta.
