SARDEGNA. OGNI VOLTA, OGNI VOLTA CHE TORNO (NON VORREI PIÙ PARTIR)
Ogni volta che torno al mio paese (Villacidro) è come se non me ne fossi mai andata.E non importa se questo avviene dopo pochi o tanti mesi. La mente, il corpo e ogni parte del mio essere si riappropria all’istante di ogni stilla di quel mondo unico che caratterizza la mia isola. E subito mi tornano in mente le parole di Giuseppe Dessì, scritte nel lontano 1961 che immancabilmente faccio mie: “E’ là che sono nato e là che son diventato uomo.Là è la casa di mio nonno, dove io ho vissuto bambino, la casa di mio padre, e la mia gente: case e tombe.Ma ciò che conta di più è che io, anche ora, se vado là, io mi sento forte, intelligente, anzi onnisciente.Se immergo la mano nel l’acqua della Spendula, o del Rio Mannu, so di che cosa è fatta quell’acqua.Se raccolgo un sasso di Giarrana ho di quel sasso una conoscenza che arriva fino alla molecola, fino all’atomo.E’ là che ho letto la prima volta Leibnitz e Spinoza senza bisogno di traduzioni o di note.Là mi sono sentito solo al centro dell’Universo come un astronauta.E perciò sono geloso della mia terra, della mia Isola.” Avevo appena nove anni quando Giuseppe Dessì, (scrittore villacidrese autore di molti libri e vincitore del premio Strega nel 1972 con “Paese d’ombre” dedicato a Villacidro), scriveva queste parole. Ai quei tempi non ero in grado di capire l’importanza di quel pensiero.E forse neanche dopo qualche tempo, nonostante gli studi classici. L’ho compreso in seguito, quando per le varie traversie a cui ci sottopone la vita, ho dovuto lasciare il luogo in cui sono nata e diventata donna e madre. L’ho capito ogni volta che vi ho fatto ritorno, anche oggi che sono qui. Affacciata al balcone mentre respiro un’aria che sa di macchia mediterranea, diversa da quella salmastra della mia attuale residenza. Aria che cerco di respirare a pieni polmoni affinché ne venga impregnata il più possibile e possa fortificarmi a lungo. O mentre mi riapproprio dei sapori unici che solo qui posso assaporare. Ma anche quando vengo scombussolata dallo sferzare del maestrale che spettina capelli e cuori di chi ci vive. E’ proprio vero.Chi nasce e cresce in un’isola si porta dietro per sempre la sua “insularità”che nessuna lontananza, lunga o breve, sarà mai in grado di eliminare.
