DIFENDIAMO LE BAMBINE
Nel mondo, ogni dieci minuti, una bambina o un’adolescente viene uccisa. È un dato che smarrisce, che lascia intontiti. Ma lascia smarriti e intontiti anche il dato italiano: l’anno scorso i minori vittime di reato sono stati quasi seimila (che vuol dire il 43% in più rispetto 2009!), in assoluta prevalenza bambine e ragazze. Su tutti ci sono stati i maltrattamenti in famiglia (1.965 vittime, in maggioranza bimbe), e l’abuso dei mezzi di correzione (374 minori). E fa inorridire che il secondo reato in termini di vittime sia la violenza sessuale: 383 minori vittime di violenza sessuale aggravata (84% femmine) e altre 656 bambine e ragazze violate (l’89% del totale). È “Terres des hommes” che ogni anno – ormai dal 2012 – cura una ricerca a livello internazionale, “InDifesa”, per monitorare e mettere il mondo di fronte alle sue responsabilità su discriminazioni di genere che travolgono persino l’infanzia: spose bambine, mamme precoci, schiave domestiche, bambine mutilate, ragazze trafficate per fini sessuali, adolescenti costrette ad abbandonare la scuola e a subire, con continuità esasperante, violenza. Un mondo che non ama l’infanzia, che soprattutto non ama le bambine. E neppure l’Italia, terra di “mammone” e di “famiglia”, dove i panni sporchi però si lavano in casa… E sono sporchi assai, anche se molti dati, rispetto alla precedente rilevazione – dice Terres des Hommes – “sono, fortunatamente, in calo: prostituzione minorile -3% (di cui il 63,77% femmina); detenzione di materiale pornografico -13% (l’87,34% è femmina); violenza sessuale -6% (qui l’89,48% è femmina); corruzione di minorenne -14% (sono di sesso femminile il 73,48% delle vittime) e violenza sessuale aggravata -1% (l’83,81% femmina)”. A crescere invece sono i reati di “atti sessuali con minorenne” (+1% con il 77,14% delle vittime di sesso femminile) e di pornografia minorile (+3% e il 79,90% di bambine e ragazze). Bambine indifese, appunto. Da difendere. Anche nella loro sessualità, nelle maternità precoci, nella prevenzione. Uno dei capitoli della relazione riguarda le baby-mamme: i bambini nati in Italia da madri minorenni nel 2017 sono stati 1.390 – è l’ultimo dato disponibile – e si tratta in grande maggioranza di gravidanze portate avanti da minori italiane (1.100, mentre quelle di origine straniera sono 290). Sono dati sui quali è importante una riflessione, considerando anche che in molti casi – spiega Terres des Hommes – si tratta di ragazze che arrivano tardi ai servizi, e scelgono di portare avanti la maternità sole: solo il 60% delle baby mamme ha qualcuno accanto a sé in sala parto, contro il 90% della media nazionale. Ma è il tema degli aborti anche più scottante, sia pure con alcune buone notizie: diminuiscono, anche se parliamo comunque di 2.288 interventi di interruzione volontaria della gravidanza, pari al 2,8% di tutte le IVG delle donne in Italia. È in ogni caso uno dei dati più contenuti rispetto ad altri Paesi europei, dalla Francia alla Svezia, alla Spagna. Questo però non significa che tra le minori ci sia una migliore informazione sessuale: quello che sanno lo scoprono soprattutto su internet (una ricerca del Ministero della salute rivela che solo il 7% delle ragazze intervistate si era mai rivolta a un consultorio), con lacune anche riguardo le malattie trasmissibili: “Solo il 44% delle ragazze sa che la sifilide può essere trasmessa attraverso rapporti sessuali non protetti, il 48% per quanto riguarda il Papilloma virus, il 31% per la clamidia e il 26% per la gonorrea – sempre secondo la ricerca ministeriale -. Buono, invece, il livello di consapevolezza per quanto riguarda il virus HIV (95%) e l’Herpes (68%)”. Se in Italia si è affrontato severamente il fenomeno delle spose bambine (il cosiddetto “Codice Rosso” contro la violenza sulle donne, contiene anche disposizioni contro i matrimoni forzati, che si traducono nel carcere per chi induce a questi sposalizi), è invece di palmare evidenza che poco – o niente – si è fatto sull’informazione sessuale. Una atavica “pudicizia”, quel “si fa ma non si dice” che fa spiare dal buco della serratura. Come se l’educazione sessuale potesse essere sempre quella delle farfalline… Ed è controprova la resistenza messa in campo nei confronti di ogni pubblicazione, soprattutto scolastica, considerata “gender”. Mentre è di tutta evidenza che almeno tutte le paure legate alla sessualità, almeno questi problemi, andrebbero sollevati dalle spalle dei più piccoli, nel modo più semplice: insegnando, a scuola, cos’è la vita. Non potrebbe essere questo il modo per difenderli, oltre che da malattie o gravidanze indesiderate, anche dalla cattiveria degli adulti?
