IL GIRO DELLE SETTE CHIESE

Secondo la tradizione cristiana, l’espressione “giro delle sette chiese” identifica un pellegrinaggio da svolgersi a Roma, istituzionalizzato da San Filippo Neri, durante il quale si visitano appunto sette diverse chiese. Di recente sono stata a Parigi; i pellegrinaggi non sono il mio forte, ma in dodici giorni ho visitato oltre trenta chiese. Perché? Perché l’arte sacra vale sempre la pena, e poi perché LA chiesa di Parigi, cioè Notre Dame, si presenta così: recintata, inagibile, inaccessibile. Guardarla spezza il cuore. Avete poco tempo e non sapete che visitare, ora che la tappa obbligata non lo è più? Eccovi il mio personale giro delle sette chiese. SAINT GERMAIN DES PRÉSSituata nell’omonimo quartiere, è la grande chiesa più antica di Parigi; il nucleo originario dell’abbazia è infatti del VI secolo. Qui sono sepolti alcuni re merovingi — gente con nomi come Childelberto, Clotario e Chilperico — e il rapporto con i reali franchi la rese piuttosto ricca. Se nulla le fosse accaduto, oggi forse vedremmo una splendida chiesa paleocristiana e millecinquecento anni di stratificazioni artistiche, ma nel IX secolo l’allora chiesa di San Vincenzo fu distrutta dai Normanni. Sì lo so, avete tutti visto Vikings, ma ho una sorpresa per voi: l’assedio ve l’hanno raccontato sbagliato, e non sarò io a raccontarvelo giusto adesso. Sappiate solo che la ricostruzione iniziò nel 1014 e terminò nel 1163: Papa Alessandro III l’intitolò personalmente al vescovo Germain, che l’aveva consacrata per primo nel 558 d.C. Oltre ai re merovingi e al vescovo di cui porta il nome, l’abbazia benedettina ospita anche le spoglie del grande filosofo Cartesio. Pianta a croce latina, volte a crociera con arcate a tutto sesto: entrando, il primo impatto è quello di una chiesa medievale di dimensioni medie. Il vostro sguardo sarà attirato immediatamente da una statua piccola ma molto espressiva. La chiamano la Vergine del Sorriso, è una semplice Madonna con Bambino, ed è fortemente danneggiata. Ciononostante, catalizza l’attenzione dei fedeli grazie al volto sorridente. Di medievale e rinascimentale, a Saint Germain, resta invece ben poco, a parte l’architettura: i rivoluzionari non furono clementi e la chiusero al culto, utilizzandola come magazzino per il salnitro. La maggioranza delle opere che troverete sono ottocentesche: le decorazioni che sovrastano il coro, per esempio, sono di Hippolyte Flandrin e Alexandre Denuelle. SAINT SULPICESalve, sono Saint Sulpice. Forse vi ricorderete di me per il film “Il codice da Vinci”, nella scena in cui l’albino Silas scopre che il Priorato di Sion lo sta trollando all’ennesima potenza e spacca la testa a una suora con un blocco di pietra che nemmeno Superman riuscirebbe a sollevare con un braccio solo, ma lui sì, perché a quanto pare il cilicio gli conferisce dei superpoteri. Quello che Dan Brown spaccia come “linea della rosa” altro non è che parte del grande gnomone che si trova nella parte sinistra del transetto. Niente Graal quindi, solo una chiesa. Però una chiesa che sa farai notare, perchémonumentaleè la prima parola che viene in mente guardandola (e la foto è orrida, perché io non so scattare e non potevo indietreggiare ulteriormente). La facciata è davvero imponente, anche se alcuni dettagli manderanno ai matti gli amanti della simmetria. Saint Sulpice ha visto più architetti che matrimoni, e le discontinuità sono evidenti soprattutto all’esterno. All’interno ci si sente piccini, l’ambiente è così grande che le foto non gli rendono giustizia. A Saint Sulpice le vetrate sono contemporanee alla costruzione della chiesa: belle, e soprattutto originali, non essendo mai state sostituite, ma nulla in confronto a quelle medievali, a mio modesto avviso. Quello che impressiona davvero è l’organo, uno strumento colossale di fine Settecento che secondo le indicazioni era il più grande di Francia quando è stato installato. SAINT EUSTACHELes Halles era il mercato storico di Parigi, demolito e trasformato in un centro commerciale negli anni ’70. Oggi, il Forum des Halles è un punto nevralgico anche per i trasporti pubblici cittadini e regionali grazie alla stazione sotterranea Châtelet-Les-Halles. Pare che il numero di passaggi giornalieri sia intorno ai 150.000, cifra spaventosa ma prevedibile per la città alla quale fanno riferimento i 12 milioni di abitanti dell’Île-de-France e i circa 40 milioni di turisti che ogni anno sbarcano nella capitale francese. Perché vi do questi numeri? Per lasciarvi immaginare quante persone passino ogni giorno accanto alla chiesa di Saint Eustache. Al posto dell’attuale edificio, nel Medioevo c’era un’altra chiesa, quasi certamente romanica o gotica, intitolata a Sant’Agnese. Quella che oggi domina Les Halles è stata costruita tra il XVI e il XVII secolo: riprende la struttura tipica del gotico e sviluppa i temi del secondo rinascimento francese. La chiesa è considerata la parrocchia della Corporazione degli Charcutiers, cioè i macellai specializzati nella trasformazione della carne di maiale. È grazie a loro se a Saint Eustache troviamo un porco in chiesa, anche se non è quello che i più blasfemi tra noi immaginano. Purtroppo, pur avendolo visto, non sono riuscita a scattare una buona foto del dettaglio della vetrata personalmente: è troppo in alto. In compenso, eccovi la tomba di Colbert, pupillo del Cardinale Giulio Mazzarino, protagonista della scena politica dell’era del Re Sole e generoso finanziatore della chiesa. SAINT ÉTIENNE DU MONTPer la serie: le cose che trovi per caso. Sono inciampata su Saint Étienne du Mont uscendo dal Pantheon e non potrei esserne più felice. La chiesa paleocristiana era intitolata ai Santi Pietro e Paolo, ed era così importante da essere il luogo originario di sepoltura del re Clodoveo, primo re dei regni Franchi uniti, e di sua moglie Clotilde. Clodoveo e famiglia ora sono a Saint Denis, come la stragrande maggioranza dei re francesi, merovingi, carolingi o capetingi che siano. La chiesa originale col tempo divenne troppo piccola e nel 1492 iniziò la costruzione di una struttura “di supporto”, terminata nel 1626 e intitolata al protomartire. La facciata mescola stili diversi e si suddivide in ben tre livelli, ma la vera sorpresa vi aspetta all’interno. La prima cosa che noterete è lojubé, una meravigliosa struttura inpierre grassedi Saint-Leu, che percorre il transetto e sovrasta il presbiterio, separando il coro e l’abside dal resto dello spazio. Saint Étienne du Mont conservava le spoglie di Sainte Geneviève, patrona di Parigi; furono bruciate durante la Rivoluzione, nel 1793, ma rimane il sarcofago in pietra. Gli jubé sono piuttosto rari, perché molti sono stati smantellati dopo il Concilio di Trento, e moltissimi si trovano in Francia. Questo, in particolare, merita davvero. SAINT GERMAIN L’AUXERROISChissà qual era l’aspetto di quello che oggi i parigini chiamano 1er arrondissement quando la prima chiesa di Saint Germain l’Auxerrois fu edificata. Era il VI secolo, l’Île-de-France era ancora parte del regno di Neustria insieme alla Normandia, sul trono c’era il merovingio Chilperico. Non lo so, e non lo sanno nemmeno i parigini, a meno che non siano esperti di architettura paleocristiana scomparsa. Oggi la chiesa si presenta come un insieme di Medioevo, Rinascimento e Gotico Fiammeggiate. Le vetrate sono bellissime, ma purtroppo non sono originali: i rivoluzionari non furono teneri con i beni ecclesiastici, anzi, e anche questa chiesa fu convertita in un deposito, durante la Rivoluzione, Non mancano gli affreschi ottocenteschi d’ispirazione rinascimentale, ma si riconoscono facilmente grazie agli anacronismi disseminati qua e là, come questo angelo che suona il violino. HÔTEL DE CLUNYLo so. Tecnicamente sto barando, ma questo post è mio quindi non devo giustificarmi. Inoltre, originariamente, l’Hôtel de Cluny era la foresteria parigina dell’omonimo, potente ordine monastico, quindi per estensione possiamo considerarlo un edificio ecclesiastico (no, eh? Non regge? Pace), eretto nel Medioevo sulle rovine dei bagni termali gallo-romani del III secolo d.C. La visita inizia proprio nello spettacolarefrigidarium. Era molto comune trovare i cosiddettihôtel particuliernelle città francesi: erano la versione urbana delle grandi ville di campagna, e potevano avere funzioni pubbliche o private. Oggi l’Hôtel de Cluny ospita il Musée du Moyen Âge, uno dei musei d’arte medievale più importanti al mondo. Attualmente la struttura è in fase di restauro e riallestimento, quindi gran parte delle collezioni è in deposito, ma la riapertura completa di questo museo sarà una delle ragioni per le quali tornerò nella capitale francese nei prossimi mesi. Anche se abitualmente il Medioevo fa pensare all’arte sacra, specificamente alle arti figurative, il periodo è il regno incontrastato di quelle decorative. Gli avori e gli smalti dell’Hôtel de Cluny valgono il viaggio a Parigi dall’Australia, anche a piedi. La parola “arazzo” deriva da Arras, cittadina dell’Artois in cui quel mix perfetto di arte e artigianato ha raggiunto il suo apice, ma è all’Hotel de Cluny che vi troverete faccia a faccia con quello che probabilmente è il più bello, prezioso e misterioso ciclo d’arazzi dell’intero Medioevo europeo. Intessuto nelle Fiandre, il sorriso malinconico de “La Dame à la Liocorne” fu ritrovato nel castello di Bussac, nel dipartimento di Creuse, Nuova Aquitania. Gli arazzi furono venduti dalla città allo stato per 25.000 franchi nel 1882, e nello stesso anno furono destinati al museo. I sei pezzi fanno chiaramente parte dello stesso progetto: capolavori dello stilemille-fleurs,cinque vengono di solito associati ai cinque sensi, mentre l’ultimo,À mon seul désir, rimane un’incognita; un’altra interpretazione accosta le diverse figure alle virtù cortesi. Le vere intenzioni dell’artista sono state sepolte con lui, ma la versione migliore è quella data dalla scrittrice Tracy Chevalier, che ha pubblicato il romanzo “La Dama e l’Unicorno” nel 2003. SAINTE CHAPPELLELast but not least, la Sainte Chappelle. La cappella privata dei re di Francia, disposta su due livelli, è parte del complesso della residenza reale della Conciergerie. Non ha bisogno di particolari commenti. Perché? Perché si presenta così. Esatto. Proprio lui: Sua Maestà il Gotico Fiammeggiante al culmine del suo splendore. Luigi IX — meglio noto come San Luigi dei Francesi — la commissionò perché diventasse la dimora delle reliquie della Passione di Cristo recuperate durante le Crociate. Le vetrate rappresentano storie dell’Antico e del Nuovo Testamento, sono originali al 70%. Un record, soprattutto per un materiale così fragile, e un miracolo, visto che la città che fu a lungo alla mercé dei nazisti, che avevano l’abitudine di razziare qualsiasi opera incontrassero. Un’esplosione di colori che commuove e rende chi la guarda felice di stare al mondo. Mi fermo qui, perché la Sainte Chappelle non si puòdire. La Sainte Chappelle va vista, e rivista, e rivista, finché non fanno male gli occhi a furia di guardarla.