LA MORTE NON FA DIFFERENZE

Mi chiedo spesso quale sia la reale differenza finale nella morte tra chi muore di fame, di guerra, di malattia od altro. Totò la chiamava la livella perché la morte è democratica, prende tutti senza guardare troppo alla loro storia o condizione, poco importa se è stato un proiettile, la fame od un batterio assassino, se sei ricco i povero, bello o brutto, quando muori muori, lei arriva e ti porta via senza troppe formalità, registrazioni, permessi, siamo noi uomini che facciamo distinzioni ed alle volte davvero grandi. Allo stesso modo quando guardo verso coloro che migrano mi chiedo perché chi scappa da un luogo dove il proprio dittatore fa la guerra a qualcuno mettendo in pericolo la sua vita debba essere così differente da chi scappa da un luogo dove il proprio dittatore si “mangia” tutte le ricchezze del paese mettendo in pericolo la sua vita, anche se in modo differente. Il primo lo chiamiamo profugo di guerra, il secondo migrante economico. Ma forse sono io che non capisco, forse è solo perché il primo apparentemente non ha colpa perché non può fermare la guerra interna del suo dittatore mentre il secondo ha la colpa evidente di non fare la guerra interna per fermare il suo dittatore. Insomma profugo o migrante costui deve combattere almeno una guerra rischiando la sua vita e se non la fa “a casa sua” la sua colpa è di scappare da essa per venire da noi a combattere contro il nostro sistema “democratico e civile” di accoglienza. Una vita senza grande speranza, anzi, con la sola speranza che dopo essere stato stuprato, picchiato ed aver rischiato di morire nel percorso, la guerra per sopravvivere in un luogo dove diritti umani e democrazia sono assurti la bandiera dei popoli sia meno cruenta della guerra feroce che avrebbe dovuto combattere “a casa sua”. Forse dovremmo ripensare cosa significa per noi democrazia e diritti umani. Comunque per me chiunque nel mondo aiuti un dittatore, anche solo conservando i “suoi” averi in banca o semplicemente salutandolo, ne è complice.