MORIRE A SCUOLA NEL MONDO CHE C’È E IN QUELLO CHE NON VEDIAMO

MORIRE A SCUOLA NEL MONDO CHE C’È E IN QUELLO CHE NON VEDIAMO

È il 18 di Ottobre, una mattina come tante altre.La sveglia che suona, la colazione veloce in compagnia della famiglia e poi si prende lo zaino per recarsi a scuola.Tutto normale, come lo sono i gesti che automaticamente si ripetono per lasciare spazio all’incontro con i compagni di classe, con l’insegnante, con le lezioni e le cose nuove da apprendere.Si arriva a scuola, si entra in classe, si presta attenzione a quanto viene spiegato, fino a quando scatta la richiesta di potersi recare in bagno.Permesso accordato.Si esce dall’aula situata al piano alto e poi non si conosce bene il perché, il piccolo che era andato in bagno, scavalca la ringhiera delle scale e cade nel vuoto. Un volo di dieci metri e termina così, nonostante i soccorsi e le lotte dei medici la vita di un bambino di sei anni. La Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo in relazione all’omessa vigilanza: sono da accertare le responsabilità degli insegnanti e degli operatori scolastici.Il tentativo di un gioco pericoloso, la curiosità di esplorare qualcosa di diverso?Domande che resteranno senza risposte, perché a sei anni non vedi né rischi e neanche pericoli, perché il mondo ti appare un bellissimo contesto da conoscere e dominare, perché non pensi ai limiti da non superare, non li vedi proprio.Resta il fatto che è straziante accompagnare un figlio a scuola e doverlo piangere perché morto.Resta il fatto che, nelle ore che seguono l’accaduto, speri, ti aggrappi forte anche tu a quella ringhiera di speranza per precipitare poi nel vuoto di un’assenza che sarà difficile colmare.Inizierà così il solito rituale dello scarica barile di responsabilità che risiedono tutte in un mondo sommerso, quel mondo che non vediamo o che ci fa comodo ignorare.Insegnanti che vengono accusati e troppo facilmente per inadempienza e superficialità, ma mai, o troppo raramente aiutati, ascoltati, coadiuvati.Tagli ovunque ma soprattutto in settori come quelli dell’istruzione che sono fondamentali per la formazione dei bimbi di oggi che saranno gli uomini di domani.Strutture che si allagano al primo temporale, fatiscenti, da ristrutturare. Strutture che crollano trascinando con sé le vite che dovrebbero accogliere.Strutture che in molti casi hanno ricevuto una rinfrescata alle pareti, grazie all’impegno di genitori che si sono ritrovati a tinteggiarle per colmare la mancanza.Insegnanti che si vedono costretti a chiedere agli alunni di recarsi a scuola recando con sé tovagliolini di carta, carta igienica, fogli perché di questo materiale la scuola è spesso sprovvista. Sarà l’ennesimo girotondo di accuse e la morte passerà in secondo piano, come spesso accade in queste dolorose vicende.Se l’insegnante non avesse dato il permesso al piccolo per recarsi in bagno, sarebbe stato tacciato di essere troppo rigido.Se avesse lasciato la classe scoperta o lo avesse accompagnato, sarebbe diventato superficiale, sbadato, perché lasciare da soli una ventina di bimbi per vigilarne uno non si può accettare.Se non ci fossero tagli di personale e ci fossero più insegnanti e più bidelli ai piani, la cura potrebbe essere differente e i momenti in cui i piccoli studenti si ritroverebbero ad essere da soli calerebbe enormemente.Un paese il nostro, quello in cui i se ed i ma, la fanno da padrone, dove si investe per cose futili tralasciando quelle utili, dove cresce il numero delle domande mentre quello delle risposte resta fermo a zero. E se si fosse trattato di una scuola situata al sud Italia, quali e quante polemiche si sarebbero create?Invece è accaduto nella città sempre al passo con i tempi Milano, sì perché non esiste luogo geografico che tenga, quando si tratta di ristrettezze economiche, di cattiva politica, le cose accadono ovunque, basta cavalcare scenari che portano solo ad allontanare problemi che sono vicini.I bambini, si sa, devono essere seguiti, ma devono anche essere messi al sicuro da eventuali rischi, perché è quantomeno assurdo il solo pensare di poter morire andando a scuola.Si continua ad essere distratti, a seminare odio ad intascare laute ricompense pur arrecando danni inenarrabili a questo paese che sta implodendo a forza di scossoni deleteri per la salute di tutti.Quasi come se fosse giusto così, quasi come se ci si impegnasse a farci stare sempre peggio, quasi come se a nessuno importasse più.Qualcuno pagherà per quanto accaduto, qualcuno farà i conti per sempre con i sensi di colpa.Altri fingeranno una commozione apparente per tacitare quel briciolo di coscienza rimasta.Altri ancora, quelli “furbi”, troveranno il modo per autoassolversi scaricando quella parola, responsabilità, di cui forse conoscono solo il termine e non il significato.Così, da ieri in cielo c’è un piccolo in più, un bambino morto all’interno di una struttura non ancora in grado di insegnare come ci si protegge dai “grandi”, quelli che stanno rovinando questo mondo.Buon volo piccolino e perdonaci per ciò che non siamo riusciti a fare, se puoi…