QUELLE FRONTIERE CHE UCCIDONO PIÙ DELLA GUERRA

QUELLE FRONTIERE CHE UCCIDONO PIÙ DELLA GUERRA

Il controllo di un mezzo fatto dalla polizia, si tratta di un camion, partito dall’est della Bulgaria, lungo la rotta di transito balcanica usata ancheper una parte del trasporto via terra di migranti in fuga, attraverso la Turchia, dalla guerra in Siria o da altri Paesi del Medio Oriente e dell’Asia. Alla guida del camion diventato il camion della morte, un venticinquenne. Così a Grays, che dista 35 chilometri da Londra, sono stati trovati i corpi senza vita di 39 migranti, tra cui un adolescente. Il mezzo è un moderno articolato bianco e rosso, con cassone refrigerato. Sul parabrezza una macabra scritta adesiva: “ultimo sogno”. Una scritta che si rivela come il preludio di un tragico destino ai danni di queste 39 persone che non potranno mai raccontare quanto accaduto loro.Vite recise come steli di fiori che nel silenzio del loro dolore hanno terminato una corsa mai realmente iniziata.Una corsa verso l’accettazione e il riscatto, verso la possibilità di reinventarsi, di scoprirsi, di mostrarsi per ciò che si vale, per ciò che si è.Una morte di cui nessuno si è accorto, avvenuta per chissà quale motivo, tutti lì, ammassati, con le loro storie, con i loro sogni, con i loro abiti spesso giudicati e mai realmente guardati.Così, nel silenzio di una corsa, quasi come a non voler disturbare nessuno, neanche la loro stessa vita, quella che più volte invece loro li ha disturbati, ponendo davanti ai passi compiuti, ostacoli sempre più duri da dover scavalcare.Nomi che non si conoscono, racconti che sicuramente per quanto saranno ben fatti non riusciranno mai a dare la giusta dimensione di quanto si era cercato di vivere, fino a quella decisione di sfidare la sorte, di farsi rinchiudere in uno spazio angusto dove il profumo della vita non riusciva ad arrivare.Quell’ultimo sogno spezzato, quell’orrore che non viene accettato da chi troppe volte si pone il problema della migrazione solo quando a morire sono bimbi piccoli che si fondono con i corpi delle loro mamme stringendole a se.Ci si ricorda di migrazione solo quando si parla di chiudere porti per innalzare nuove barriere.Si parla di apertura mentale, di progresso, di cultura ma si dimentica l’umanità, si dimentica che senza lei il resto diventa solo parole di circostanza e buonismo che dura lo spazio di un articolo.Si vede il morire in mare e si scopre che non si muore solo tra le onde ma anche in gabbie dove manca l’aria, dove c’è buio, dove nessuno potrà ascoltare le richieste di aiuto lasciate su strade mai percorse prima, dove nessuno sa chi sei né lo saprà mai.Si muore per inseguire sogni, si muore assurdamente allontanandosi dalla guerra, si muore per cercare un lavoro, una nazionalità.Si muore di calcolato cinismo e distacco, si muore per mano di chi vede la vita altrui come un tramite economico che potrà migliorare la propria.Si muore ogni volta che si fa finta di non sapere né vedere tutto il giro di sporchi affari che avviluppa debolezze per trasformarle in orrore.39persone, 39vite, 39steli di fiori che non potranno più schiudersi perché sono stati rinchiusi da chi illudendo di nutrirli, si è invece nutrito di tutto il poco che portavano con loro.Una corsa verso qualcosa che non sono neanche riusciti a sfiorare, una corsa nel buio di cui altri hanno deciso la fine.Una corsa che fa sprofondare nel nulla, questo nulla in cui troppi sguazzano felici intanto che altri muoiono senza poter raccontare neanche chi fossero.Qualcosa che aggiunge solo dolore per l’indifferenza di chi continua a speculare e se non ti uccide nel mare lo fa facendoti annaspare quando ti manca il fiato e non sei più neanche in grado di urlare.Una sorta di incidente senza il botto, uno schianto non visibile ma presente.Ci sarà sicuramente chi penserà che questa decisione è stata un azzardo, il decidere di partire debba essere ben ponderato, che non bisogna fidarsi di chi promette ma non si sa se manterrà.Ci sarà chi si sentirà autorizzato a discriminare tra luogo di provenienza e motivazioni, ma poco importa, la morte è terribile per tutti e non guarda in faccia alle nazionalità né tantomeno alle motivazioni per cui si decide di fuggire dal proprio paese.Che accada per guerra, per ambizione personale, per la ricerca di un lavoro, per quella fiducia mal riposta poco importa. Ciò che conta è che la vita ancora una volta non è stata rispettata.Sarebbe il caso di evitare commenti non ragionati e lasciare spazio a numeri che corrispondono a persone, a immigrati sì, quelli che restano eterni dimenticati..