ITALIA 2019: NON E’ UNA ‘DOLCE VITA’ PER LE DONNE

Ci sono paesi dove nascere donna è una sfida con la vita. L’Italia è uno di questi, il peggiore insieme al Belgio, tra i 25 paesi più sviluppati nel mondo. Un dato agghiacciante contenuto nel rapportoThe Women, Peace and Security Indexche prende in esame treaspetti indicatori dello stato di una società: il livello di inclusione delle donne, il senso di sicurezza e i casi di discriminazione. L’Italia che ha una buona posizione nella classifica generale, è al 28 esimo posto, è però il fanalino di coda quando si parla di violenza del partner e si fa il confronto conpaesi simili al nostro per cultura e benessere. Radiografie esposte all’Ospedale San Carlo di Milano Gli uomini in Italia picchiano e uccidono le loro compagne più degli altri uomini che vivono in nazioni benestanti. Sono i peggiori e lo sappiamo bene visto che una donna viene uccisa ogni 72 ore in Italia e oltreil70% dei femminicidi sono commessi da italiani e non da stranieri come si tende a rappresentare. La stessa Polizia di Stato in queste ore ha fatto sapere che ogni giorno 88 donne sono vittime di atti di violenza, una ogni 15 minuti, e nell’80% dei casi si tratta di italiane molestate e menate dacarnefici che nel 74 per cento dei casi sono italiani. E non c’è differenza tra una regione e l’altra, ovunque aumentano le vittime, forse perché le donne oggi denunciano di più. Hanno più consapevolezza del reato. Nel passato subivano in silenzio dandoper scontato che un marito manescoo un fidanzato geloso facessero parte del loro destino. Fanno impressione le radiografie con le ossa rotte delle 355 donne che si sono rivolte al pronto soccorso messe in mostra nell’atrio dell’Ospedale San Carlo a Milano. Una costola incrinata, un dito fratturato, una tibia spezzata. Scene di violenza domestica che la chirurga Maria Grazia Vantadori ha voluto togliere dalla riservatezza delle cartelle cliniche e portare alla conoscenza di tutti. Un silenzioso dramma nazionale. “E’ necessario cambiareatteggiamento quando si vedono o si conoscono comportamenti aggressivi”, mi diceManuela Ulivi, avvocata e presidente dellaCasa delle donne maltrattate a Milano, il primo centro antiviolenza sorto in Italia 22 anni fa. Ha appena pubblicato il libroVive e libereper le edizioni San Paolo. “Non dobbiamo stare zitti se vediamo soprusi nei posti di lavoro, se sappiamo di un amico violento con la propria compagna,se assistiamo aduna scena in cui l’uomo umilia la moglie o la fidanzata, se la prende in giro davanti a tutti. Non dobbiamo girare la testa dall’altra parte e vale per gli uomini e per le donne”. Spesso si preferisce far finta di niente e seguire il famoso detto popolaretra moglie e marito non mettere il dito.Forse non c’è abbastanza consapevolezza che la violenza non è solo quella fisica ma puòiniziare in modo subdolo. “Certo, c’è la violenza psicologica, c’è il far sentire una donnaincapace, ci sono le battutedi derisione. C’è una forma di maschilismo generale che fa accettare comportamenti che accettabili non sono. Per questo penso sia arrivato il momento di rompere l’omertà di uomini e donne nei confronti di atteggiamenti spavaldi che nascondono il germe della violenza. Bisogna reagire, risponderemettere nell’angolo i violenti”. Oggi le donne denunciano di più, sembrano più consapevoli. “Oggi le giovani sono più coscienti della forza che hanno, venti anni fa era diverso, ma sono ancora tante le dinamiche che non mi piacciono. Le donne devono fare più rete, stare insieme. Vanno conquistati luoghi di potere dove ci sono i soldi, come le banche e i templi della finanza, perché dove c’è il danaro c’è il potere vero. E lì le donne stanno ancora ai piani bassi”. L’indipendenza economica è un buon antidoto alla violenza. Pensa che le donne sottovalutino il valore dei soldi? “Le donne devono fare studi economici, devono capire il mondo della finanza, devono imparare a curare i propri interessi, a gestire i propri soldi. Persinole donne benestanti hannovisto passare in automatico la gestione dei loro patrimoni dal padre al marito. Non va bene, perché l’indipendenza e l’autonomia da un compagno violento passa attraverso la capacità di creare risorse proprie.C’è una violenza economicasotterranea in atto”. Pensa che le donne trascurino professioni che garantiscono agiatezza? “Penso che l’aspetto economico non sia la ragione che guida le loro scelte, spesso preferiscono favorire la carriera del compagno rinunciando a carriera e orari di lavoro più impegnativi.E’ come sefossedisdicevole pretendere di avere una indipendenza economica e una giusta retribuzione. Non c’è niente di male ad avere un rapporto concreto con i soldi.Ritenere che sia un aspetto secondario o addirittura negativo, temo nasconda pregiudizi culturali a danno delle donne”. Le donne si riconoscono nelle storie che racconta nel suo libro Vive e Libere. Ci sono le testimonianze di chi ce l’ha fatta ad uscire dalla spirale dellaviolenza. Quale consiglio dà a chi ancora non ha trovato la forza? “La forza si trova se ci si mette in relazione con altre donne.Io punto molto sulla forza delle donne. Insiemesi riesce a superare le difficoltà e si può affermare la propria libertà di scegliere”. Ancora dobbiamo fare i conticon modelli e pregiudizi che ci accompagnano dall’infanzia. “L’educazione delle bambine è importante. Bisogna smetterla di educarle ad essere carine ubbidienti, accudenti. Dobbiamo potervivere senza condizionamenti, senza dover mediare in continuazione. Solo così saremo libere di scegliere, di seguire quello che vogliamo essere”.