IL CALVARIO DI FEVEN: DALL’ETIOPIA ALL’ITALIA

IL CALVARIO DI FEVEN: DALL’ETIOPIA ALL’ITALIA

Lei si chiama Feven. Rifugiata eritrea in Etiopia. Suo padre partì da lì nel 2013. Era andato avanti lui, probabilmente con la speranza di portare poi la famiglia una volta arrivato in Italia. Non ci riuscì perché morì nel naufragio dell’ottobre 2013. Con lui morirono 367 persone. E Feven rimase orfana. A 17 anni. Sei anno dopo, nel 2019, Feven si decise ad affrontare lo stesso viaggio. Lo stesso rischio. Lo stesso calvario: dall’Etiopia fino alla Libia. Ma mentre Feven è in viaggio succede qualcosa. Arriva una telefonata. E’ un uomo, si chiama Taddes. Era amico del padre. C’era anche lui su quella barca il giorno del naufragio. Fu uno dei pochi a salvarsi. Un marinaio lo ripescò da una cintura. La chiama e le dice di fermarsi. Le dice che è troppo pericoloso. Lui l’ha fatto quel viaggio e lo conosce bene. Cerca di convincerla a prendere un’altra strada: un corridoio umanitario. Parte da Addis Abeba e ti porta in Italia. Lei però non ci crede. E come potrebbe? Tutte le storie parlano di patimenti dell’inferno per salvarsi. E ora invece salta fuori che basta un volo per salvarsi? Non ci crede. Continua il suo viaggio. Ma Taddes non molla. La chiama ogni giorno. Ogni santo giorno. E tutte le volte le spiega che c’è un’altra strada, quella strada. E, chiamata dopo chiamata, riesce nel miracolo: la convince. Feven si fida e torna indietro. Torna in Etiopia. Lì la più bella sorpresa: era tutto vero. Da Addis Abeba, grazie alla Comunità di Sant’Egidio è arrivata in Italia. A Fiumicino. Tre giorni fa. Dove ad aspettarla c’era Taddes. Si sono abbracciati: la figlia del suo amico è salva. In tanti purtroppo non penseranno così, ma noi ad una ragazza orfana di 23 che ha appena evitato l’inferno possiamo solo dire una cosa: benvenuta a casa Feven. Benvenuta.