ARRIVA IL GREEN FRIDAY. CONTRO IL BLACK FRIDAY, LA RISPOSTA ECOLOGICA AL CONSUMISMO
Il count down per Venerdì 29 Novembre è già iniziato, per le shopping victim di tutto il mondo: il Black Friday è ormai alle porte, e se pensiamo che il televisore in camera da letto sia ormai da cambiare, se scopriamo che quella poltrona color pelle non starebbe affatto male nel nostro soggiorno, o se sentiamo che l’acquisto dell’ultimo modello di smartphone sia esattamente quello che mancava per restituire un po’ di sale alla nostra esistenza… Ebbene, il Black Friday è la risposta che cercavamo, in grado, oltre che di restituire alle mani bucate dei consumatori un po’ di potere d’acquisto, anche di regalare quella sensazione di onnipotenza per aver comprato l’ultimo derivato della tecnologia al 30% del suo valore reale. Ma come le varie sardine sparse per l’Italia ci regalano la speranza che un vento di rivolta cominci a spirare anche nell’intorpidito Bel Paese, da qualche anno a questa parte le “sardine del commercio” hanno cominciato a fare massa critica contro il loro, di squalo, strutturandosi con un’iniziativa ben pianificata per dire NO alla trappola dell’iper-consumo. Si tratta del Green Friday, un’iniziativa nata in Francia nel 2017 con l’obiettivo di sfidare la tradizione commerciale americana. È stata Envie l’azienda ideatrice del movimento, una rete di imprese eco solidali francesi che si occupa di integrazione, attraverso l’inserimento delle persone nel mondo del lavoro, e di riparazione di dispositivi elettronici che andrebbero altrimenti buttati; il tutto quindi all’insegna di un modello basato sull’economia circolare. Il Green Friday, dicevamo. Envie vanta il ruolo di pioniera di questa bella iniziativa, che come leggiamo dal sito “…vuole mettere in discussione il consumo eccessivo e consentire ai cittadini di impegnarsi in una riflessione sui loro modelli di consumo. Il Green Friday si presenta come un’alternativa al consumo compulsivo, agli acquisti non necessari dettati dalla logica promozionale, senza far sentire in colpa i consumatori”. Ma nonostante il lodevole proposito, il primo anno non ci sono furono grandi ritorni: solo una quarantina le aziende che aderirono all’iniziativa; ma poiché la fortuna premia gli audaci, negli anni successivi è stata comunque rilanciata e, vuoi perché la sensibilizzazione verso le tematiche ambientali sta aumentando esponenzialmente, vuoi perché gli stessi utenti stanno prendendo sempre più le distanze da modelli di consumo basati sull’acquisto compulsivo, a oggi le aziende che aderiscono sono più di duecento, con ben altri cinque membri fondatori che sostengono il progetto: Altermundi, Refer, Ethiquable, DreamAct ed Emmaus France; nomi che a molti di noi non diranno nulla, ma ci basti pensare che sono cinque giganti dell’economia Green francese, per avere un’idea della risposta che si è avuta nel tempo. Venerdì 29, dunque, le aziende che aderiscono al Green Friday non faranno sconti, ma il 10% del loro fatturato di quel giorno verrà devoluto a quattro società individuate dall’organizzazione che si occupano di consumo eco-sostenibile. E quindi. Potremmo anche trovarci nell’era del consumismo più sfrenato. Potremmo altresì essere nella società del capitalismo finanziario dematerializzato che ha messo in ginocchio il mondo occidentale concentrando la ricchezza nelle mani di pochi a discapito dei più. Possiamo senz’altro temere quei rigurgiti di fascismo che come dei rumors si stanno facendo sentire da ogni angolo del vecchio continente. Ma tra sardine, colossi Green e giovani che sfilano in piazza per riprendersi in mano il loro futuro, qualcosa si sta muovendo. E noi, non possiamo che stare a vedere cosa succede. E, ovviamente, parlarne.
