IL SIMBOLO DELLE PROTESTE IN LIBANO SONO LORO, LE DONNE

Fui sconvolta dal sistema, da una Costituzione che divideva gli incarichi di governo in base alle confessioni religiose.Fui ammirata per il coraggio delle giovani palestinesi nei campi, delle mamme siriane in fuga dalle guerre con i loro piccoli a cui mancavano le più elementari norme igieniche.Fui colpita dall’impegno dell’Italia nella missione Unifil, dalla nostra cooperazione che portava saperi e strumenti in terre così lontane e dimenticate.Mi sconvolsi per la distanza siderale tra i nostri politici e i loro slogan vuoti e la ricchezza di umanità e vita che lì pullulava in una maniera così caotica che finalmente capii perché si dice di Roma “pare Beirut”.Oggi, che il Libano è attraversato da proteste contro il sistema corrotto, contro chi pensa di tassare persino le telefonate su WhatsApp, scopro che i simboli di queste proteste sono donne, giovani donne piene di coraggio, libere, curiose.La ragazza con l’abito di sposa è colei che in un video diventato virale sferra un calcio ai genitali di una guardia armata di un ministro. Lei è Malak Alaywe.Poi c’è Cynthia Abou Jaoude che si dipinge il volto da Joker, il personaggio del film che ha vinto a Venezia.Mi immagino di essere in quelle strade che ogni sera si riempiono di manifestanti all’ombra dei minareti della moschea Mohammad al Amin davanti alla quale mi sentii così piccola da scomparire.Allora penso alle mie sconfitte quotidiane, alle cose che mi fanno sentire frustrata e impotente difronte ai mille piccoli grandi soprusi e mi dico che no, non ho alcuna ragione di smettere di lottare.Perché tante sorelle combattono robe più grandi delle mie con un sorriso stampato nel volto.Non so perché siamo abituati a girarci dall’altra parte, ma il Libano, la Spagna, Hong Kong, il Sudan, il Cile, non sono altro da noi, non sono terre lontane abitate da extraterrestri.Parlarne, raccontarne, osservarle ci aiuta a sentirci meno soli e meno inutili, nel nostro piccolo, stiamo combattendo la stessa battaglia. E un buon calcio nei genitali di arroganti, prepotenti, prevaricatori, non può che essere un buon simbolo di rivolta e cambiamento.