ALLE SOGLIE DEL 2020 SI ATTACCANO ANCORA RAGAZZI PER IL LORO ORIENTAMENTO SESSUALE

ALLE SOGLIE DEL 2020 SI ATTACCANO ANCORA RAGAZZI PER IL LORO ORIENTAMENTO SESSUALE

98 post con insulti e offese ricevuti in 48 ore sulle piattaforme social che nascondono i codardi dietro all’anonimato. questo ragazzo di neanche 16 anni, che aveva appena fatto “coming out” con gli amici (e non ancora con i genitori) ha risposto con ironia (e non senza fatica). I ganassa del web, sti cyberbulli, li ha fatti secchi. per me è stato un gigante.****Il “coming out” con il gruppo, la voce che si diffonde a scuola. Moltissimi compagni solidali, il migliore amico che si allontana, gli insulti che iniziano ad arrivare sulla piattaforma di Thiscrush. Un adolescente di neanche sedici anni, terzo anno al liceo artistico, ha trovato la forza di ribattere con ironia ai suoi “aguzzini”, su quella stessa piattaforma. Ha smontato i cyberbulli. “Ho l’amarezza ma non l’ho data vinta a loro. Sono ormai sicuro di quello che sono, barcollo semmai per il mio amico. Abbiamo fatto tantissime cose insieme, non capisco perché adesso gli devo far paura … ”. La spiega con semplicità, Andrea. Sul web è stato un leone. Se ne rende conto? “Mi sento come Muhammad Ali. Il pugile che ha dovuto prenderle tantissimo sul ring, contro George Foreman, prima di vincere in modo clamoroso e inaspettato”. Non scherza alla leggera. Ha usato l’ironia come arma contro i ganassa.“Che froc.. di mer..”, gli hanno scritto su Thiscrush. “Grazie” e smile, ha risposto. Era il primo di 98 post offensivi che ha ricevuto in 48 ore. Li ha contati. “Fatti curare da uno bravo”. E lui: “Cosa mi faccio curare? La simpatia e la bellezza?”. Ancora: “Mi spiace molto per la tua disabilità”. E il pugile: “Ricambio il dispiacere”. Ma loro giù, sempre più pesanti, ad affondare il colpo: “Eccolo il fr.. sei la vergogna dell’Italia intera!”. Gli costa fatica (molta) ma replica con intelligenza: “Siamo messi male se un essere insignificante come me è la vergogna del paese. Tu, caro, non sai che così facendo mi stai dando molta più importanza di quanto non mi meriti, almeno stando al tuo ragionamento”. Botta e risposta, botta e risposta, come sul ring, per 48 ore. Messaggi anonimi, che scomparivano a comando. “Una guerra comunque può anche avvicinare, se combattuta con l’arma della logica e della ragione – si sforza di trovare un senso -. Confrontarmi non mi dà fastidio. E’ l’aggressività che non sopporto”. Tornando indietro. Era un po’ che ci pensava. “Ai miei amici più stretti volevo proprio dirlo, per liberarmi di questa maschera che avevo addosso”. Sono passate solo tre settimane. Il gruppo era a City Life, una domenica. Tutti affettuosi, tranne uno, rimasto spiazzato. “Con qualche scusa, da quel giorno, è un po’ sparito. Per lui mi spiace cosi tanto, siamo amici da una vita. Eppure, non tornerei indietro – riflette Andrea -. Anzi farò outing anche con i miei, in questi giorni, per dare coraggio ad altri che conosco”. Ciro Cascone, procuratore capo del Tribunale per i minorenni (oltre che papà a sua volta), scuote la testa: “Onore al merito dell’adolescente ma noi adulti siamo qui, pronti a dare supporto, vorrei che i ragazzi facessero affidamento anche sulle nostre forze. Le denunce che ci arrivano sono pochissime rispetto al fenomeno, solo la punta dell’iceberg – dice -. Qui non è questione solo di educazione digitale e di attacchi codardi, dietro lo scudo dell’anonimato. Manca l’educazione ai diritti, alle libertà di ognuno. Ma alle soglie del 2020 ancora dobbiamo sentire parlare di ragazzi che attaccano in base all’orientamento sessuale?”.