CHECCO ZALONE? SEMPLICEMENTE UN GENIO

Per me, Checco Zalone è un genio, lo premetto. È il naturale erede di Alberto Sordi: uno capace di fotografare meravigliosamente bene i vizi e le piccolezze dell’italiano medio, rendendole comiche e divertenti, ma al tempo stesso chiare e visibili a tutti. Diversamente da Sordi, però, Checco Zalone è ottimista.Sordi, il più delle volte, era una maschera tragica, impietosa.I suoi personaggi erano quasi sempre negativi, cinici, furbi, degli antisociali perfettamente inseriti nel contesto di un’Italia rappresentata, a sua volta, come socialmente disastrata. Mi vengono in mente pochi personaggi di Sordi ai quali si poteva volere genuinamente bene, ci si poteva affezionare davvero.Uno, di sicuro, era il papà de “Le vacanze intelligenti”, episodio contenuto all’interno della trilogia “Dove vai in vacanza?” e girato dallo stesso Sordi: fruttivendolo costretto dai figli “acculturati” ad accettare in regalo una noiosissima vacanza “culturale” assieme alla moglie (una indimenticabile Anna Longhi che, alla biennale di Venezia, si addormenta su una sedia e viene scambiata per un’opera d’arte).Una sorta di “banana di Cattelan” ante litteram, insomma. Zalone, invece, diversamente da Sordi, vuole davvero bene all’italiano gretto, ignorante e inconsapevolmente razzista che interpreta: tende a discolparlo, a mostrarne la parte peggiore per poi dimostrare che, in fondo, è tutto fuorché cattivo. Ha fiducia in lui. Sordi e Zalone stanno l’uno all’altro come Leopardi poteva stare a Kant, per dirla come i figli “scienziati” di Albertone ne “Le vacanze intelligenti”, appunto. Ho adorato Zalone persino nel suo spot a favore della ricerca sulla SMA: un perfetto esempio di come si possa fare “Pubblicità Progresso” senza scadere nel pietismo o nella retorica più becera. Ieri ho visto il video della nuova canzone del comico barese: “Immigrato”, che anticipa il suo nuovo film “Tolo Tolo”, in uscita a gennaio. Il brano è, in buona sostanza, una sorta di mash up tra Celentano e il Toto Cutugno de “L’Italiano”, in cui Zalone ci racconta, a suo modo, la solita storia dell’immigrato che ruba soldi e moglie all’italiano medio.Ovviamente, il tutto è chiaramente ironico: l’intento di Zalone è evidentemente quello di scherzare su una serie di luoghi comuni, come ha sempre fatto.Ma stavolta mi è sembrato, forse per la prima volta, un po’ fuori fuoco. Le battute sull’immigrato che ti rende povero a forza di chiederti le monetine o che si trasferisce a casa tua e flirta con tua moglie (che tu ovviamente giudichi un oggetto), ormai, sono un po’ fuori tempo massimo.Anche perché, purtroppo, la classica formula comica del portare all’esasperazione un atteggiamento o una situazione, ormai non funziona quasi più, perché in alcuni casi è stata già abbondantemente superata a destra dalla realtà. Tanto è vero che, tra i commenti a quel video, moltissimi hanno dato del “razzista” a Zalone, proprio mentre altri gli davano contemporaneamente del “buonista radical chic”, minacciandolo di non vedere più i suoi film. Manca la chiave davvero comica, stavolta, manca il guizzo, non fa ridere.È una cosa vista e rivista, priva di quegli spunti di novità e originalità che ti aspetteresti da uno con la verve comica di Zalone. Sono sicuro che Tolo Tolo sarà un bel film e sono sicuro che farà ridere, perché Zalone è un talento della comicità popolare, checché ne dicano i soloni della critica. “Immigrato”, però, è un passo falso.È venuta male.Capita anche ai migliori.Daje, Checco.