DOPO LA PRIMA. PAURA ALLA SCALA DI BUZZATI E GLI ZOMBIE DI ROMERO

DOPO LA PRIMA. PAURA ALLA SCALA DI BUZZATI E GLI ZOMBIE DI ROMERO

All’indomani dell’inaugurazione della Scala, sfoglio il raccontoPauraalla ScaladiDino Buzzati, che registra l’inquietudine della borghesia di fronte a una strana umanità che appare minacciosa tra palchi e platea, portatrice di un inquietante messaggio. Qualcosa sta succedendo, forse è già successo “fuori”. Sono i Morzi gli invasori del salotto scaligero e hanno in sé qualcosa di rozzo e prepotente, di anti borghese, certo: non assomigliano affatto all’anziano direttore d’orchestra protagonista del racconto e simbolo di un’umanità in disarmo, di una cultura e di un mondo destinati a estinguersi, magari nella violenza. Poiché Buzzati lascia, come al solito, la metafora aperta, e naviga nel metafisico per aggiungere al timore ilsurpluskafkiano dell’enigmaticità, a seconda del momento storico in cui leggetePaura allaScala, potete pensare che i Morzi siano i fascisti, i comunisti (risposta esatta, il testo esce infatti nel 1948, in antologia nel 1958), i leghisti (Morzi perfetti con i loro luccicanti distintivi all’occhiello), forse persino i 5stelle sebbene in versione meno muscolare. Ma ieri sera alla Scala non c’erano Morzi. Non si sono fatti vedere. Erano tutti suTwitter. A scrivere frasi di questo tenore: “Ovazioni clamorose, 10 minuti di standing ovation per #Mattarella, considerato con tutta evidenza non il garante di tutti gli italiani ma quello del sistema altoborghese che si riconosce nella sinistra ztl, nei menu di Farinetti…” Non essendo dunque i Morzi presenti alla Scala, in quanto occupanti il cyberspazio fuori di essa, mi sono risolto a un altro paragone colto. Forse un po’ meno nobile. Ho chiuso il libro di Buzzati rendendogli omaggio – è pur sempre il nostro impareggiabile e quasi burocratico scrittore borghese di paure sociali trasformate in ultra umane – e ho cercato sulwebqualche scena diLand of the Dead(1975), il capolavoro di George Romero, che porta a maturazione l’intuizione sociologica del regista: glizombiealtro non sono che ilumpenproletarinella casta dell’horror. Nel film, gli ultimi umani superstiti sono assediati da una miriade di morti viventi in una cittadella (capitalistica) in cui continuano a vivere da ricchi, come se nulla fosse accaduto. Ecco, allora sostituisco alla parola ‘cittadella’ La Scala e azombieil termine sovranisti… C’è solo una faccenda che non quadra, nel paragone, glizombiesono tutto istinto e zero pensiero, e – se si può affermare – agiscono in una sorte di buonafede distruttiva… Proprio quest’anno, però, un altro regista, Jim Jarmusch, inThe Dead Don’t Dieha portato di un passo avanti al teorema di Romero, mostrando che glizombiein ultima istanza, per usare un termine marxiano, finiscono per comportarsi esattamente come i vivi. Ma persino peggio. Possibile? Leggete itweetdi ieri.