TARANTO, COSÌ CONDANNATA A MORTE

Così l’altro ieri la bella Taranto, soffocata dalle polluzioni del mostro Ilva. L’antica Taras, città spartana, ha bisogno dei suoi guerrieri per liberarsi dal nemico mortale e poter respirare per vivere. Ricattata con 8.000 posti di lavoro, che, nell’arco della vita lavorativa dei dipendenti, costano alla città altrettanti morti per cancro, vittime di uno Stato spietato che mette al primo posto la produzione di acciaio nazionale, laddove siamo in costanza di una sovrapproduzione mondiale che ne riduce il costo rendendo sconveniente il mantenimento dell’ex Ilva. Ciò nonostante, il nostro Sud, terra di utilizzo coloniale, deve continuare a subire quanto a Genova e altrove al Nord è stato reso vivibile. La stessa Mittal, in perdita, vuole abbandonare la fabbrica, risarcendo lo stato con un miliardo di Euro. Bene si lasci andare l’attuale proprietà franco-indiana e con il miliardo si atterri il mostro e si bonifichi l’area: con un miliardo di euro, cui vanno aggiunti altri miliardi risparmiati dallo Stato sul potenziamento della fabbrica, ce n’è per pagare per i prossimi anni i dipendenti utilizzati nella bonifica.