LA SITUAZIONE SIRIANA E LA MISSIONE DELLE FORZE USA

LA SITUAZIONE SIRIANA E LA MISSIONE DELLE FORZE USA

Il segretario alla Difesa Mark Esper e il capo di Stato Maggiore americano Mark Milley deporranno oggi davanti alla Commissione Difesa della Camera. Il tema sul quale saranno interrogati è pieno di spunti e interrogativi: la situazione siriana e la missione delle forze Usa. Dopo il tira e molla con la Casa Bianca, l’annuncio repentino del ritiro, le correzioni in seguito alle critiche, gli Stati Uniti hanno lasciato sul terreno circa 600 uomini, in gran parte concentrati nel settore orientale di Deir ez Zour. A questi si aggiungono gli elementi dell’avamposto di al Tanf, nel sud, base per tenere d’occhio le milizie filo-Iran. Recenti rivelazioni di fonte locale sostengono che i soldati sarebbero sparpagliati in una dozzina di “postazioni” al fianco dei guerriglieri curdi. E Il presidente ha più volte enunciato che il loro compito è di sorvegliare gli impianti petroliferi. Il punto è che Washington non ha certo bisogno di quel greggio, però il controllo dei siti è uno strumento per i giochi regionali: i curdi possono ricavare risorse economiche; è una forma di pressione contro il regime di Assad che li rivuole; rappresentano moneta di scambio per il futuro; rispondono alla massiccia presenza russa; sono una scusa con la quale The Donald giustifica la presenza delle truppe (scarse) davanti al suo elettorato. Poi ovviamente c’è l’aspetto più bellico, ossia avere sul campo una forza – sia pure ridotta – che possa parare eventuali colpi da parte dello Stato Islamico. E, infatti, dopo l’uccisione del califfo al Baghdadi gli Usa hanno condotto alcune operazioni contro i militanti, compresi un paio di raid aerei con il ricorso ad una nuova arma. Un missile che non esplode ma apre come una scatola i veicoli triturando ogni cosa all’interno.