LE SARDINE A ROMA E LO SGUARDO SUL FUTURO
Quanti erano? 35.000 secondo la Questura, ma il dato non è credibile perché a Piazza San Giovanni 35.000 persone si sperdono e non si vedono. Gli organizzatori parlano di 100.000 ma le riprese mostrano una piazza piena solo in parte e dunque saranno stati al massimo 60-70 mila. Santori dice che l’obiettivo di riempire la piazza è stato raggiunto ed anche questo non è convincente perché per riempire quella Piazza ci vogliono almeno 200.000 persone ed i presenti erano decisamente di meno. Allora facciamo da 50 a 70 mila? Non lo so, ma non è importante: non è stato un grande successo, ma, comunque una manifestazione di massa come da molto tempo la sinistra non è capace di fare. E, dunque, un successo. Con la manifestazione di Roma, le sardine si consacrano come soggetto nazionale,che inizia a cambiare la geografia del sistema politico. Inizia dico, perché siamo di fronte ad un soggetto allo stato nascente che deve ancora molto precisare i suoi contorni e i suoi contenuti. Faranno un nuovo partito o almeno una nuova lista? Forse si, forse no e non dipenderà solo dalla loro volontà. Come dicevo in un articolo precedente, a volte sei indotto a fare qualcosa che non vorresti, per l’intreccio fra spinte interne e risucchi esterni, ma ora non si può dire nulla e non serve strattonarli da una parte o dall’altra (“fate un partito nuovo” “No, non lo fate”). Decideranno loro cosa fare e non voglio unirmi a quello che li tirano per la giacca. Per ora cerchiamo di capirli, partendo da due evidenze: non si riconoscono in nessuno dei partiti esistenti altrimenti lo direbbero. Certamente non si riconoscono nei partiti di centro destra (Lega in testa) che sono il nemico dichiarato. Semplicemente ignorano i cespugli di centro come + Europa, tacitamente avversano i 5 stelle di cui avvertono chiaramente incompetenze ed inadeguatezze. Forse alcuni di loro per il momento voteranno i 5 stelle o Sinistra italiana o, più facilmente i verdi, ma questo non significa che si identifichino con nessuno di essi. Ed è un grossissimo errore pensare che finiranno in bocca al Pd, rinvigorendolo. Magari diversi di loro lo voteranno tatticamente per battere Salvini (ad esempio Bonacini, che, realisticamente voteranno in massa). Non credo che il partito di Zingaretti li attiri granchè: il Pd è il partito dei vecchi, che si accontentano di un surrogato di Pci, per avere la sensazione di continuare a votare la stessa cosa. E vi pare che una cosa così possa emozionare un ventenne di oggi? Oggi, posso anche votare per nonno, se mi serve a battere quello zampognaro di Salvini, ma non pretenderete che lo porti insieme in discoteca! Questi ventenni sono diversi da quelli di dieci anni fa, che frequentavano i centri sociali e che, in fondo, erano dei piddini di cattivo carattere, che litigavano molto con il Pd, ma avendo schemi mentali molto simili. Questi delle sardine sono diversi, litigano meno con il Pd, ma perché sono post Pd e Zingaretti è uomo di un secolo fa. Mettiamocelo bene in testa: questi possono assomigliare ai girotondini, ai ragazzi dell’Onda e dei centri sociali, ai grillini del Vaffaday, ma sono molto più diversi di quanto queste similitudini non facciano pensare. Sono post 5 stelle: di quell’esperienza hanno serbato una certa diffidenza per il Palazzo e la democrazia tutta e soltanto rappresentativa, hanno mantenuto la curiosità per l’innovazione e l’uso di internet come strumento di comunicazione orizzontale, ma hanno un forte senso della competenza e della cultura, sono aperti all’immigrazione, non gli piace il sovranismo e sono convinti per parlare alla gente non occorrano le sguaiataggini populiste. A maggior ragione sono post girotondini, post Onda eccetera. Sono una cosa nuova che deve ancora svilupparsi e definirsi, di cui sono noti alcuni tratti base (l’antifascismo, l’attaccamento alla Costituzione ed al suo modello di democrazia, un certo internazionalismo che però deve ancora chiarirsi), ma che deve ancora affrontare e risolvere il proprio problema centrale: come si fa a partecipare alla politica senza per forza trasformarsi in partito e partecipare alle elezioni? Quando Mattia Santori afferma che mai faranno questo (per quanto… mai dire mai!) vuol intendere proprio (ed ha ragione) che non è solo questo il modo di far politica: possono dar vita ad un movimento di opinione per la riforma della politica, possono diventare un sindacato generazionale, una sorta di Solidarnosc dei ventenni per i diritti delle generazioni future (che, in fondo, è quello che Greta cerca di fare), possono dar vita ad un movimento ecologista, oppure ad una struttura federativa politico-culturale che tenga insieme circoli culturali, gruppi studenteschi, radio libere, aggregazioni artistiche eccetera. O possono evolvere in due o tre cose diverse, magari in rapporto fra loro ma indipendenti una dall’altra. E possono anche disintegrarsi, perché non è scritto da nessuna parte che tutte le ciambelle debbano riuscire con il buco. O forse non sono ancora il soggetto in incubazione ma solo una avvisaglia di esso. In fondo stiamo parlando di un movimento che non è ancora giovane ma appena neo nato. Quello che saranno lo decideranno loro e non spetta a nessuno dirgli cosa devono o non devono fare. Tuttavia, se dureranno, dovranno misurarsi con due problemi: quello dell’organizzazione e quello del rapporto con la politica istituzionale. Il primo dei due è il più urgente, perché se non si danno, quantomeno un coordinamento federativo, si squagliano come una granita a ferragosto. Le manifestazioni di piazza vanno benissimo, ma i movimenti che vivono solo di questo e che non hanno un nucleo organizzato centrale, durano due o tre mesi e poi evaporano. Poi, dopo questo primo stadio, verranno i problemi delle regole con cui andare avanti, del come procurarsi i mezzi (anche economici) per portare avanti le proprie campagne (la politica costa, è bene dirlo), e la prosa inevitabile di qualsiasi soggetto organizzato. Triste e noioso dirlo, ma purtroppo non c’è alternativa. Poi viene il secondo problema: che rapporto stabilire con la politica istituzionale? Perché ci saranno cose che si cercano di avere e cose che si cercano di impedire. Certo, c’è lo strumento dei referendum e quello delle proposte di legge di iniziativa popolare, va bene, ma se proprio un governo non ti va che fai? Ad esempio, se si vota e si forma il governo Salvini, che si fa? Puoi indire scioperi e manifestazioni di protesta, d’accordo, ma nel momento delle elezioni che si fa? Disinteressarsene? Non mi pare, tanto è vero che questo movimento nasce proprio su uno scontro elettorale che va oltre l’oggetto della regione Emilia Romagna. Ed allora, puoi sostenere elettoralmente l’opposizione o una delle opposizioni presenti, o dare genericamente indicazione di voto per i partiti dell’opposizione, puoi sostenere determinati candidati, o puoi fare liste tue o di cartello, ma non puoi far finta di niente nei momenti in cui ci si conta. Come sempre quando c’è uno scontro decisivo, con le schede o con le armi non cambia. Quindi, prima o poi questi conti vanno fatti. Ma ora il problema è più generale e riguarda l’inadeguatezza di questa democrazia climaterica a realizzare la partecipazione popolare. Questo le Sardine lo hanno capito mentre gli altri cercano di metterle nelle scatole dei consueti giochi politici. Ed anche qui è rivelatrice una frase di Mattia Santori che a Sallusti che gli chiede: “ma insomma fate un partito o votate Pd?” Risponde: “ Sta accadendo qualcosa di nuovo e di enorme e lei non lo capisce, ha gli occhi foderati di prosciutto?”. Questo è un momento in cui occorre guardare in lungo e noi schiacciarsi sulla piccola politica quotidiana (ecco a che serve studiare la storia: a capire il presente). Quindi, per ora lasciamo le sardine al loro gioioso travaglio interno e smettiamola di dirgli cosa devono o non devono fare. Cosa possiamo fare noi per loro? Rispettarli, ascoltarli, studiarli. E quando sia necessario, confrontarci.
