CHE MERAVIGLIA CA’ D’ORO
        Ne dobbiamo il restauro a una persona che proprio il 17 dicembre, ma di quasi un secolo fa (1922), si uccise con un colpo di pistola.Lui è Giorgio Franchetti, discendente da una famiglia di banchieri, ricco anche perché il padre aveva accresciuto la fortuna di famiglia con le bonifiche e facendo l’imprenditore agricolo, eppure per molto tempo vissuto in condizioni difficili: aveva disobbedito al padre che l’avrebbe voluto dedito agli affari, e se n’era andato dall’Italia inseguendo i suoi veri interessi, cioè la musica (studiava pianoforte) e l’arte figurativa (accumulò una collezione fantastica comprando artisti che all’epoca erano considerati poco interessanti, i toscani del Rinascimento).Di ritorno a Venezia con la moglie e il primo figlio fu molto critico col padre che aveva acquistato Palazzo Cavalli, sul Canal Grande, ristrutturandolo in modo da snaturarlo. Decise quindi di non abitare lì, ma in un piccolo appartamento. Quando venne a sapere che Ca’ d’Oro era in vendita… non resistette.Il palazzo era diviso in appartamenti, ed era in stato di conservazione pessimo. L’acquisto costò a Giorgio Franchetti 170.000 lire e Ca’ d’Oro divenne il suo giocattolo, il suo lavoro, la sua vita.Mai pensò di abitarci. Voleva riportarlo per quanto possibile alla struttura originaria, quindi farne un museo che ospitasse la sua collezione.Disegnò personalmente le geometrie della pavimentazione del portico, scelse pietre note già anticamente – porfido rosso antico, serpentino, giallo antico… -, demolì quanto di moderno e brutto era stato fatto, ritrovò o fece ricostruire i pezzi mancanti, ripristinò la scala esterna che dal cortile portava al portico del primo piano.Si uccise nel proprio letto il 17 dicembre del 1922, sembra perché gravemente ammalato.Il figlio del fratello Alberto diventerà uno dei più grandi esploratori italiani (Raimondo), mentre suo nipote, che portò il suo stesso nome, fu anche lui un grande collezionista e promotore di artisti destinati a diventare importanti.
