“IL TRADITORE”, NON ERA UN BUON CANDIDATO (EVIDENTEMENTE)

“IL TRADITORE”, NON ERA UN BUON CANDIDATO (EVIDENTEMENTE)

Adesso qualcuno dirà che “l’Oscar non ci vuole bene” o che “Il traditore” di Bellocchio “non è stato capito”, che resta comunque “un ottimo candidato”. Che ottimo candidato è se non entra, non dico in cinquina, ma nemmeno nella shortlist che l’Academy rende nota con qualche settimana di anticipo rispetto alle candidature ufficiali? Evidentemente non era un buon candidato, altrimenti l’avrebbero preso in considerazione a Hollywood. Non succede da anni, lo so, forse c’è un motivo. O diversi. Uno dei quali, secondo me, è il procedimento attraverso il quale l’Anica, con le sue discutibili commissioni tenute segrete fino al momento della votazione (non si capisce proprio perché), decide quale film designare all’Oscar per l’Italia. “Il traditore” è un gran bel film, non ci piove, e Bellocchio è un cineasta straordinariamente moderno nonostante l’età; ma io, invece di votare in cinque minuti senza una discussione vera, avrei fatto un pensierino su “Il Primo Re” di Matteo Rovere, che trovo più innovativo e curioso, e comunque, forse, in grado di strappare l’attenzione dei giurati. Nel file qui sotto titoli e nomi dei dieci entrati nella shortlist, tra i quali il coreano “Parasite” e lo spagnolo “Dolor y Gloria”, l’uno diretto da Bong Joon-ho, l’altro da Pedro Almodóvar. Prevedo la netta vittoria del primo.