ACCOSTARSI A VICOFARO, APPROSSIMARSI AL BENE, ALLA BELLEZZA

IN tanti, in questo sabato che ci ha voluto approssimare al Natale, si sono accostati a quel banchino sul sagrato della Chiesa di Santa Maria Maggiore. In tanti hanno portato doni, cibo e cari oggetti dismessi in questo luogo che rappresenta non solo per Pistoia, non solo per la Toscana, ma per tutto il Paese un “ospedale da campo” che cerca di assolvere ad un compito difficile, complesso ma altrettanto semplice e bello quello di dare un rifugio, un poco di accoglienza a quanti hanno la porta sbattuta in faccia.A quanti vengono cacciati, respinti.Un compito realizzato in modo imperfetto, scandaloso secondo qualcuno, ma esemplare, gratuito, disinteressato. Unico.Un vero pronto soccorso costruito per le mancanze di una società.Sulle ceneri di quei disvalori che mirano solo ad eleggere i vincenti, i primi, i privilegiati e su una comunità che non contenta di ciò causa, poi, una vergognosa e devastante lotta fratricida per la sopravvivenza fra gli ultimi e gli ultimi degli ultimi.Dunque Vicofaro rappresenta il contrasto ad un abominio che trova la naturale soluzione nel dare l’esempio e svegliare le coscienze portandosi all’attenzione come esperienza perfettibile che riporta la coscienza al centro delle attenzioni.In tanti si sono così accostati a Vicofaro come non succedeva da tempo, nella volontà di superare le incomprensioni.E soprattutto la gioia è stato vedere tante delle genti di Pistoia tornare a riconoscere in questo luogo un centro indiscutibile del valore al sentimento di umanità di bene.Ed i contributi, gli atti concreti di generosità e vicinanza sono stati numerosi che sarebbe ingeneroso citare questo o quello.Allo stesso modo potrebbe essere ingeneroso citare questo o quel volontario della Chiesa di Santa Maria Maggiore impegnato in questi anni, in un luogo che riprendendo una citazione di don Milani, che si offre opposto a quella visione di ospedale “che cura i sani e respinge i malati”.Sarà stato il senso del Natale, sarà stata la voglia di sentirsi buoni, la reazione ad altri cupi banchini che per ben tre volte hanno offeso la città.Sarà stato per tanti la voglia di reagire al sentimento dominante che vuole vincente il proprio io, ma sta di fatto che un semplice tavolo, con il tempo decisamente avverso, ha riportato la riflessione sul senso del bene, sull’attenzione per gli altri ma anche sul destino che vogliamo dare alla nostra società, sulla voglia di ripartire insieme.Sulle necessità stessa di porre una nuova attenzione per la ricucitura, il rammendo di una società che vuole riscattarsi dagli errori passati e cerca di ricondurre il timone della società verso il giusto approdo.I volontari della Parrocchia, oltre alla capacità di smuovere il sentimento di umanità verso un luogo complesso a volte aspro, oltre ad aver risolto per un poco di tempo una emergenza nelle emergenze, quella dei bisogni primari, quella del freddo e della fame hanno dimostrato che Vicofaro può riuscire anche a farsi catalizzatore di rinascita ad un senso di comunità che per troppi era smarrito.Il tempo del Natale passerà presto, altre asperità arriveranno e le sensibilità avranno da fare il loro corso ma qualche cosa sembra sia davvero cambiato. Pare di intravedere nelle sagoma nascosta di quel cavallo di quel grande artista pistoiese, di Marino Marini, la forma di una Chiesa. Pare il richiamo ad ognuno di noi a questo tempo che ormai giunto ad identificarsi con il giorno del Natale si indirizza ad un complicato lavorio che non si concludeva alla forma definitiva ma proseguiva nell’inquietudine fino ad accanirsi sull’oggetto scolpito per tormentarlo di nuovo e riportarlo a un’imperfezione vitale e dunque alla bellezza finale.