MARCO CAPPATO ASSOLTO PER LA MORTE DI DJ FABO: ‘IL FATTO NON SUSSISTE’

Assolto perché il fatto non sussiste.Così si sono espressi i togati della Corte d’Assisenel processo che vedeva Marco Cappato accusato di aver aiutato Fabiano Antoniani, noto come DJ Fabo a porre fine alla sua vita in una clinica svizzera. Un lungo applauso ha fatto seguito alla sentenza odiernache accoglie le motivazioni della Corte Costituzionale di qualche mese addietro. Secondo la quale‘non è perseguibile chi aiuta al suicidio una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale (come, ad esempio, l’idratazione e l’alimentazione artificiale) e affetta da una patologia irreversibile. Fonte di intollerabili sofferenze, ma che resta al contempo pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.’ Come fece Fabiano. Che scelse liberamente di morire. Dopo anni di inenarrabili sofferenze. La vicenda di DJ Fabo, all’epoca 39enne, immobilizzato nel suo letto da oltre tre anni,‘immerso in una notte senza fine’poiché cieco e tetraplegico in seguito ad un gravissimo incidente stradale, fece molto scalpore presso l’opinione pubblica.Quandofece recapitare un video-messaggio al Capo dello Statoaffinché si adoperasse per sollecitare la politica ‘pavida e recalcitrante’ ad approvare la legge sul fine vita, commuovendo l’Italia intera. “Questo corpo è una prigione, liberatemi”invocava con un filo di voce resa comprensibile dai sottotitoli che scorrevano sotto le immagini. Il suo letto, una gabbia.Così descriveva la sua vita in seguito all’incidente stradale che pose fine alla sua vita di musicista sempre in giro per l’Italia a regalare emozioni e allegria.La dolce morte, l’unico suo desiderio per dire basta a quelle sofferenzeche nessuna terapia alleviava più. La sua, da tre anni, una non vita. Poi l’incontro con l’associazione Coscioni, di cui Marco Cappato è presidente, fece il resto. Fu l’esponente radicale ad accompagnare Fabiano nel suo ultimo viaggio in Svizzera. A pochi km da Zurigo dove si pratica legalmente il suicidio assistito per mettere fine alle atroci sofferenze in piena e totale consapevolezza. Tornato in Italia Cappato si autodenunciò ai CC. della Compagnia di Milano. Aiutare chi vuol ricorrere al suicidio assistito nel nostro Paese è reato. All’autodenuncia seguì l’inchiesta della Procura di Milano. Poi il processo. Oggi la sentenza della Corte d’Assisecon l’assoluzione perché il fatto non sussiste.‘È una giornata storica e un grande risultato perché la decisione della Corte realizza pienamente il significato dell’articolo due della Costituzione che mette l’uomo al centro della vita sociale e non anche lo Stato. Ora è compito del legislatore colmare le lacune che ancora ci sono’ ha dichiarato il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Una giornata storica per quanti come Fabiano aspirano alla dolce morte. Nel proprio letto, circondati dai propri cari. Per l’ultimo viaggio, con consapevolezza e dignità.