IL PUNTERUOLO ROSSO

IL PUNTERUOLO ROSSO

Ancora qualche giorno di sopportazione e la corsa agli auguriridondanti, inutili e smaccatamente falsi sarà vivaddio finita. Cosa c’è di peggio a Natale di quei messaggi beneauguranti, quasi sempre vergati in serie, come i polli d’allevamento, e ipocriti come una manovra finanziaria? Fateci caso, non c’è più nessuno che ti dica Buon Natale e basta. No, la parola d’ordine è sorprendere. Si comincia ad agosto a sfogliare il dizionario delle citazioni per ricercare la frase ad effetto che quasi sempre nel destinatario sortisce l’effetto di irritare. O, peggio ancora, di rispondere con un aforisma ancora più pregnante. «Non esiste notte tanto lunga da impedire al sole di sorgere» ha scritto quest’anno sul suo biglietto augurale un politico in vena di ottimismo. Un mio amico invece ha scomodato Lucio Dalla e, prendendo in prestito le parole di una sua canzone, «Felicità» (ma la Siae lo sa?), ha scritto: «…Tra il buio del cielo/ le teste pelate bianche/ le nostre parole si muovono stanche/ non ci capiamo più/ ma io ho voglia di parlare/ di stare ad ascoltare/ di continuare a far l’asino/ di comportarmi male/ per poi non farlo più». Ma non faceva prima a scrivere «auguri»? Troppo scontato.E che dire degli auguri che si scambiano per strada? Esistono almeno tre tipi di porgitori di buone feste: c’è quello che ti vede da lontano, si sbraccia tutto entusiasta, prende la rincorsa e stringendoti forte a sè ti stampa due baci sulle guance e dice la fatidica frase con un sorriso ebete: «Buon Natale, amico mio. Mi raccomando, non esagerare a tavola che hai messo su una bella trippa». Il secondo tipo è l’opposto: a malapena ti saluta, ti allunga una mano moscia moscia e flebilmente sussurra: «Speriamo bene nel nuovo anno, ne abbiamo tutti davvero bisogno». Pussa via, menagramo. E poi c’è il terzo tipo, il cui incontro ravvicinato farebbe la gioia di Spielberg («Incontri ravvicinati del terzo tipo, ah ah ah). Quello che quasi si sorprende a vederti e ancor prima che tu apra bocca ti fredda con un: «Carissimo, proprio ieri avevo pensato di telefonarti per gli auguri. Me l’ero anche scritto tra le cose da fare, meglio che ci siamo incontrati, ce li scambiamo di persona». In tempi di spending review sarebbe utile risparmiare anche sugli auguri. Come? Dicendo Buon Natale. E basta.