CASA ERASMUS, DURANTE LE FESTE SI SVUOTA

Me lo ricordo, quando avevo vent’anni e giravo con lo zaino incorporato sulle spalle, studiavo, dormivo in sacco a pelo, volevo scalare le vette più alte e correvo anche dei pericoli, pur di scoprire e vedere coi miei occhi le cose.ecco, ho gli stessi desideri anche adesso (ma davvero eh).******“Casa Erasmus d’Europa e del mondo”. La chiamano così e in zona parco Lambro la conoscono in tanti per quell’allegro via vai di studenti stranieri che arrivano a Milano, portano in città la loro cultura e le loro usanze, e dopo qualche mese se ne vanno. Durante le feste l’edificio, che si trova nella piccola via Deruta, si svuota: ieri Adam da Jackarta era l’ultimo rimasto, su 109 ragazzi da oltre venti Paesi diversi. Gli altri, trolley zeppi di regali di Natale “made in Milan”, sono partiti per passare le vacanze dalle famiglie: “Ho già un piede sull’aereo anche io”, scherza il ragazzo che alla Naba sostiene un esame dopo l’altro. Il suo vicino di stanza, Richard, viene dall’India, il terzo room-mate, Piero, dal Brasile: i primi due sono in dirittura d’arrivo e all’inizio del 2020 passeranno il testimone a nuovi “Erasmuser”, come si chiamano tra loro con un gioco di parole che rimanda al verbo francese ‘amuser’, divertirsi. “Mi ricorderò per sempre questo periodo e l’esperienza adrenalinica di conoscere persone da tutto il mondo in una città vitale come Milano”, dice Richard. “E’ stranissimo essere catapultati dall’altra parte del mondo, io vivo vicino a Sao Paulo, pochissimi miei coetanei hanno potuto fare uno scambio di studi così. La spiaggia brasiliana è l’unica cosa che manca a questa città”, assicura Piero. Il programma di mobilità Erasmus, gestito e finanziato dall’Unione europea, coinvolge sempre più ragazzi e attira l’attenzione. Più a sud, in via Ucelli di Nemi, nel laboratorio disegnato da Renzo Piano (e mai finito), potrebbe sorgere un’altra casa Erasmus, ancora più strutturata, con anche spazi per servizi di affiancamento e orientamento al lavoro: il cantiere potrebbe partire a settembre 2020. In via Deruta invece i microappartamenti sono gestiti da una società tutta italiana e di nuova costituzione che si chiama Roomie ed è specializzata proprio in affitti di qualche mese a studenti stranieri “in transito”. Circa otto su dieci vengono da paesi europei ma non mancano asiatici e americani; fino a qualche tempo fa c’era anche un ragazzo dal Sud Africa. “Vivere tutti insieme mi esalta, questa esperienza mi sta cambiando profondamente. Mi ha fatto diventare più flessibile, mi sarà utile nella vita”, considera Adam, che sogna di lavorare nel design. A casa, negli spazi comuni, cucinano, sentono la musica, chattano sui social incrociando conversazioni da una parte all’altra del mondo. “Non ci perderemo, anche quando andremo via”, assicura Afaf, originaria del Libano. L’inglese è la lingua parlata da tutti: “E’ un po’ difficile organizzarsi con le lavatrici, siamo lì tutti ogni due minuti a dover mettere dentro qualcosa!”, scherza Daniel, 21 anni, da Danzica. La città di Milano piace: “E’ molto viva culturalmente, l’unica cosa che vorrei migliorare sono i trasporti pubblici. Troppo pochi, soprattutto di sera, e i taxi sono carissimi – nota Mateusz da Varsavia -. Andrei in bicicletta, se ci fossero piste ciclabili, invece girare su due ruote mi pare pericoloso”. Dmitrij, 22 anni da Mosca, non esclude di venire a vivere a Milano, quando si sarà laureato: “Dà l’idea di essere una città efficiente. Non ho ancora trovato però locali dove i giovani esordienti possono esibirsi liberamente dal vivo, come dalle mie parti”. Annuisce Liudmila da San Pietroburgo, che impara Tecniche di radiologia medica ed è appassionata di moda: “A Milano è un continuo di eventi e possibilità di fare nuove conoscenze. Ma come mai invece negli uffici pubblici così pochi parlano bene l’inglese? Non me ne capacito, visto che è così internazionale come città”. E conclude: “Casa Erasmus è allegra. Certo che sono quasi tutti maschi, danno a me l’incarico di coordinare le pulizie e l’organizzazione. Io finora ho accettato, loro non lo sanno ma nell’anno nuovo delegherò il mio vicino di stanza, poi saranno guai suoi …”.