GRATTERI E I MEDIA TROPPO DISTRATTI
Una mia amica mi ha chiesto:- secondo te, ha fatto bene Gratteri a polemizzare in merito alla scarsa attenzione mediatica prestata alla maxi operazione che avrebbe sgominato, ove fosse poi processualmente confermato l’impianto accusatorio, i vertici della ‘ndrangheta vibonese? – Circa 400 ordini di custodia cautelare, ingenti provvedimenti di sequestro preventivo di conti e beni immobili. Conferenza stampa, compiacimento totale e ringraziamento ufficiale a tutte le forze di polizia che hanno consentito la memorabile operazione. Per un giorno , stante il livello degli esponenti del clan e dei professionisti arrestati, i riflettori sono stati puntati sulla notizia. Poi, con la stessa celerità con cui i media ne hanno dato diffusione, essa è scemata, fino a scomparire completamente. Il Procuratore di Catanzaro ne ha fatto pubblica denuncia, ritenendo il silenzio innaturale in una circostanza simile. Mentre la gente di Calabria esultava , le tv nazionali erano in tutt’ altre faccende affaccendate. Mentre la gente di Vibo sfilava esprimendo gratitudine e solidarietà verso il magistrato e i suoi uomini, i media nazionali si occupavano delle diverse specie di neve nelle località sciistiche italiane. Ed ecco che puntuale la macchina produttrice di fango ha azionato i motori. Populista. Presenzialista. Egocentrico. Spettacolarizzazione della magistratura. Queste sono state solo alcune delle edulcorate accuse che gli sono state mosse. Al centro lui, il Magistrato Umile per antonomasia. Il magistrato che ha sempre fatto del suo lavoro certosino uno stile di vita. Critiche da professionisti del diritto, dalle camere penali. Accusato di ” accanimento terapeutico”. Mi corre l’obbligo a questo punto fare una breve digressione.La mia visione di pena èperfettamente conforme alla visione di Beccaria. Lo Stato Pater deve reprimere ma deve soprattutto prevenire e poi rieducare. La repressione tout court è il fallimento dello stato sociale. In linea teorica perfettamente d’ accordo con questo principio. In linea pratica è difficilissimo contemperare le esigenze di certezza della pena e di certezza del diritto con la situazione attuale in cui lo stesso legislatore, è destituito di autorevolezza . Nel cane che si morde la coda , il bandolo della matassa si trova ancora una volta nella Cultura. Il pericolo è che si crei uno iato fra i poteri dello Stato che, perché esso continui ad essere democratico, debbono restare separati e senza ingerenze. Occorre evitare la cosiddetta” forza maggiore” che fa sì che sia la magistratura a sostituire il potere legislativo e colmare i vuoti. Ma so per certo che non è il caso del Procuratore Nicola Gratteri. So perché avrebbe voluto dare maggiore risalto medatico all’operazione effettuata e perché il disinteresse dei media lo abbia poi indispettito. Non per vanagloria personale. Chi gioca ogni giorno a testa o croce col suo Destino, non ha bisogno di mezzucoli per esaltarsi. -L’attenzione mediatica era necessaria per una funzione didattica, educativa.- Ho risposto così alla mia amica. Perché ho ripensato alle parole pronunciate da Gratteri qualche anno fa. Intervistato a proposito della valenza di alcuni film di mafia che furoreggiavano in tv , ebbe a dire testualmente:- ” C’è una mitizzazione delle figure mafiose. Sono critico con fiction e film che fanno vedere l’aspetto del mafioso eroe , invincibile, senza lasciare all’interno dello stesso film o fiction un personaggio che sia alternativo. Noi vediamo, noi sentiamo che ci sono dei ragazzini delle scuole che si vestono , che parlano, che imitano i personaggi di questi film . Questo è un male . Bisognerebbe intervenire , bisogna cercare di capire quale messaggio dare ai giovani e darsi una responsabilità, un’etica. Per fare un film non dobbiamo pensare solo agli incassi. Dobbiamo pensare anche all’impatto che ha sui ragazzi. Questi film rovinano la mente dei ragazzi e li condizionano e poi noi non siamo in grado di educarli . Vi è una assuefazione alle mafie perché non ci si indigna più, non si arrossisce più, non si reagisce più…” ( Corriere della Calabria) Lui ha voluto, e ne avrebbe voluto dare maggiore impatto mediatico per fare leva sulle nuove generazioni, l’idea che la giustizia trionfa, che non è ‘ndrina la filosofia vincente, che non è l’impunità la regola, che lo Stato esiste e può farsi valere. I processi si fanno nelle aule di tribunale, lui lo sa. Sa che sarà ricostruita la verità processuale nel costituzionale gioco delle parti. Ma, nel regno dei simboli, degli sguardi, Gratteri sa il valore del linguaggio. Conosce il senso degli atteggiamenti. E il messaggio inviato dalla sua Procura era chiaro e forte: – Questa terra vuole rinascere . Vuole rinnegare il detto ” aundi tagghi tagghi, ‘ndrina nesci( in qualsiasi parte del corpo tagli, al posto del sangue esce ‘ndrangheta) .
