CINZIA FALCONE NON HA PIEGATO LA TESTA

CINZIA FALCONE NON HA PIEGATO LA TESTA

Cinzia Falcone è l’imprenditrice che ha denunciato la prefetta di Cosenza Paola Galeone, accusata di essersi intascata una mazzetta di 700 euro (700 euro, tanto per chiarire il valore che alcuni dirigenti istituzionali affidano alle istituzioni che rappresentano): «Non avrei potuto fare diversamente. Da tempo sono impegnata nel sociale e spesso mi è capitato di pronunciare frasi del tipo: ‘in questa terra dobbiamo scegliere da che parte stare da subito!’. Ecco, questa volta, ho capito che toccava a me», ha detto Cinzia. Diceva Gandhi che ognuno dovrebbe essere il cambiamento che vorrebbe vedere nel mondo e Cinzia, comunque vada a finire, ha preferito credere nello Stato nonostante ne abbia incrociato un pessimo rappresentante. Sono gesti che paiono minimi e invece muovono trasformazioni profonde: i prepotenti hanno bisogno di avere una platea con la testa bassa per potere agire indisturbati e forse ora qualcuno ci penserà una volta di più prima di chiedere un “favore” che è un’offesa allo Stato. La lotta contro l’illegalità non la portano avanti solo i magistrati, no: la lotta all’illegalità nasce dalle schiene dritte che decidono di non flettersi. E poi c’è il valore delle parole: «Il giorno prima, però, avevo ascoltato l’intervista al procuratore Gratteri in cui invitava i calabresi a ribellarsi e questo ha determinato in me ulteriormente la volontà di dissentire e dire no a una ingiusta richiesta», ha detto Cinzia. E allora significa che la parola funziona. E se la parola funziona abbiamo tutti l’arma (bianca, eh) che serve per scendere in battaglia. No?