TUTTI CON GRATTERI IL 18 GENNAIO A CATANZARO

TUTTI CON GRATTERI IL 18 GENNAIO A CATANZARO

Era un luglio di qualche anno fa. Nicola Gratteri , Procuratore di Catanzaro, era ancora in forze alla Procura di Reggio Calabria. La sua vita, anche all’epoca, era legata ai ritmi di una esistenza ” sotto scorta”. Il Tribunale di RC aveva ed ha due ascensori nella torre dedicata alle cancellerie. Uno per i magistrati, può usarsi solo con la chiave, e uno per tutti gli altri. Era un luglio afosissimo. Un luglio calabro, uno di quei giorni in cui fare udienza è come calarsi dentro un girone dell’inferno: quello dei sudati grondanti. Ad attendere l’arrivo al piano dell’ ascensore del resto dei mortali vi era un folto gruppo di persone. Un taglia coda sarebbe stato auspicabile. Nessuno voleva fare sei piani di scale non usufruendo di bombole di ossigeno e ventilatori incorporati. Si attendeva con la pazienza genetica dei meridionali, quella immodificabile in ere geologiche figurarsi per attendere un trabiccolo chiamato ascensore. Improvvisamente un po’ di trambusto. La scorta, poi il Procuratore, poi di nuovo la scorta. Eravamo lì, tutti insieme appassionatamente. Biglietto da visita: il sorriso semplice a salutare tutti i presenti. – Volete usufruire di un passaggio?- le sue parole mostrando le chiavi del confortevole ascensore dei magistrati. Tutti un po’ sorpresi non rispondemmo nell’immediato. Realizzai in pochi secondi che era l’unica possibilità di fare in fretta, di evitare il marchingegno infernale, e, soprattutto, di sottrarmi ai ” profumi ” estivi forzosamente conviventi dentro un ambiente ristretto. Presi al volo il braccio della mia collega e accettai con un sorriso di rimando l’invito del Giudice. Lui, ridendo disse:- quando faccio questa offerta, si spaventano tutti, forse hanno paura di morire in ascensore- Gli occhi sorridevano, ma le parole pesavano nel mio cuore e, forse, nel suo. Risposi di impulso con un verso di una poesia di cui non ricordavo l’autore:- Chi per la Patria muor , vissuto è assai-Ci ho sempre creduto e ci credo, ingenuamente, anche adesso. Scendemmo al quarto piano. Lui proseguiva verso il sesto, gli strinsi la mano e in quella stretta tutta la mia gratitudine di figlia della mia Terra. Non entro nel merito delle inchieste giudiziarie. A tal proposito mi sono espressa più volte, ritenendo che i processi si fanno in aula, nel sano e costituzionale gioco delle parti. Ritenendo che legislatori mediocri fanno leggi inique e che è il sistema politico che deve cambiare. Ritenendo che la separazione dei poteri è garanzia di ogni democrazia. Ritenendo che, suo malgrado, la magistratura stia riempiendo i vuoti lasciati desolatamente liberi e orfani dalla politica. Ritenendo che, correttamente il Procuratore abbia chiesto attenzione sulla problematica e non per visibilità personale o egocentrismo lontani dal suo essere, ma per fare comprendere , in un mondo e in un momento in cui si idolatra il denaro, il successo facile, il boss nelle canzoni e nei film, è necessario dimostrare che lo Stato c’è ed opera. “Ci si dimentica che il successo delle mafie è dovuto al loro essere dei modelli vincenti per la gente. E che lo Stato non ce la farà fin quando non sarà diventato esso stesso un modello vincente”. ( G. Falcone) Ha fatto molto di più che fare scattare manette per 400 persone ( e sarà compito suo dimostrarne in aula, non altrove, la loro colpevolezza) . Ha risvegliato la gente di Calabria dal suo atavico torpore. Ha scosso la società civile. Ha divelto le catene del silenzio e ha ridato Speranza. Sono nati comitati spontanei a suo sostegno. Gruppi social dove la parola Legalità non è solo sussurrata. La gente di Calabria sciama per le strade sostenendolo contro il pregiudizio, contro gli attacchi gratuiti di chi non ha mai saputo vivere un giorno della vita che vive lui, contro i veleni e le invidie. “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno.” (G. Falcone) Il diciotto di gennaio a Catanzaro da tutta la regione giungeranno persone a manifestare solidarietà, a non farlo sentire solo. Anche questo taceranno i Media? Il grido di Legalità che si espande in Calabria? Non fa audience come può farlo il detto “siamo tutti affetti da ‘ndrangheta”? Gratteri ha questo merito al di là e oltre l’impegno giudiziario.Avere pungolato da calabrese, in maniera endogena,quindi, l’orgoglio dei suoi corregionali. L’ avere sferzato con le parole e con i fatti l’amor proprio: – liberatevi ! Studiate! Fotteteli voi! – L’avere fatto, finalmente, comprendere che solo la Rassegnazione è la morte di un popolo!