LA RISPOSTA IRANIANA NON SI È FATTA ATTENDERE
La risposta iraniana – operazione “martire Suleimani” – è iniziata, per il momento nei termini di quanto stabilisce l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Non è ancora chiaro se ci siano feriti o morti e quanti missili siano stati lanciati: si va dai 9 ai 36, sulla base di Ain al Assad – nella regione dell’Anbar – ed Erbil (Krg). Io dubito finisca qui, potrebbe essere solo l’inizio, potrebbero esserci altri raid. Magari anche stanotte stessa. Secondo il sito di intelligence DWS ci sarebbe stato un terzo strike sulla base militare di Taji. L’Irgc ha confermato l’avvenuto attacco – in cui sono stati usati probabilmente missili balistici a corto raggio – e dopo aver ribadito che gli Stati Uniti devono “ritirarsi dalla regione”, ha fatto sapere che se risponderanno nuovamente, verrà effettuata una nuova rappresaglia. Ha poi aggiunto due cose importanti: che Israele e Stati Uniti vengono considerati come una cosa sola, e che qualunque alleato regionale che dovesse sostenere gli Stati Uniti in una eventuale contro risposta verrà colpito direttamente. Un altro comunicato dei Pasdaran recita: “il popolo americano per evitare ulteriori danni dovrebbe chiedere alle proprie truppe di tornare a casa. Non permettete che vengano messe in pericolo le vite dei soldati americani, con la partecipazione attiva a queste politiche guerrafondaie del disumano regime americano”. L’agenzia iraniana Tasnim cita fonti imprecisate che sostengono che se gli Usa dovessero rispondere, Hezbollah lancerà dei missili su Israele da Libano (altre fonti parlano di eventuali strike su Haifa e su Dubai, negli Emirati). Pochi minuiti fa anche le milizie irachene di mobilitazione popolare (PMU) hanno annunciato l’avvio di un’operazione militare per “vendicare” l’assassinio del generale Suleimani e rendere “operativo” il voto in Parlamento sul ritiro delle truppe straniere dal Paese. Da notare che l’operazione delle PMU non viene chiamata anch’essa “martire Suleimani” ma “risposta travolgente”. La CNN sostiene che Trump parlerà alla Nazione dall’ufficio ovale tra poche ore, mentre alcuni report non confermati parlano di 6 jet americani in volo verso il sud dell’Iran, partiti dalla base di Al Dhafra (UAE). Altri report invece di jet iraniani decollati da un certo numero di basi del Paese. Attenzione anche al Golfo Persico, ovviamente.
