SUOR LEONIDE E LA MIA INFANZIA
Le discussioni su Papa Francesco manesco mi hanno ricordato una persona che ha segnato, è il termine giusto, la mia infanzia: suor Leonilde. Suor Leonilde era una religiosa dell’ordine di Sant’Anna che prestava servizio nel Partenotrofio di Medicina. Una casa dove venivano ospitate ragazze madri e giovani con qualche problema e offriva servizio di pranzo e doposcuola ai ragazzini. C’erano poi i campi estivi, le colonie, a Labante. Suor Leonilde era bassa di statura, tozza, con due bei baffi e un bel neo carnoso e peloso. Aveva voce gutturale, maschile, e portava sempre le scarpe da tennis sotto alla veste. Era tremenda. Ricorderò sempre con affetto i suoi ceffoni. Al doposcuola insegnava matematica e rammento ancora quando prendeva due o tre ragazzini a caso, li faceva sedere (loro tremavano già) nei posti accanto alla cattedra e appena volava una mosca tirava uno sganascione. So che un giorno un ragazzino bestemmiò, lo mandarono da suor Leonilde e sparì. Non lo vidi più. So che ora fa il cuoco in Australia. Mentre giocavamo a palla avvelenata uno dei divertimenti era prendere di mira suor Agnese (pallida e magra come un fuscello), chi la centrava vinceva. Una volta uno colpì per errore suor Leonilde e la palla sparì fino al Natale successivo. A Labante lei ci dava la colazione e prendeva in giro i mammalucchi, i debolucci, che prendevano il tè, spronando tutti a bere il caffelatte, il latte della mucca nera, roba tosta da veri montanari. Andavamo in giro con lei che camminava per i sentieri con il bastone e ci spiegava tutto degli alberi e delle radici. Un giorno ricordo che era piovuto molto e lei ci portò fuori a fare un bel gioco: “Vince chi raccoglie più lumachine”. E noi tutti felici a raccoglierle. Il giorno dopo ce le ritrovammo nel piatto, con un bel sughetto. Alcuni bambini scoppiarono a piangere. Un’altra volta ci fece fare una ventina di chilometri a piedi per le valli, poi ci lasciò di fatto in un roveto a raccogliere more. Alla fine ne avevamo raccolte e mangiate così tante da stare male e da essere di fatto blu. So che le suore fecero chili e chili di marmellata. Lei era assegnata al dormitorio dei maschi, si narra che dormisse direttamente su un asse di legno, vestita, pronta a menare al primo sospiro. Alla sera metteva tutti i ragazzini nudi in fila e con il tubo dell’acqua li lavava a turno. Pare che non regolasse bene la temperatura e che quindi o ti ustionava o ti congelava, ma nessuno osava protestare perché aveva il piglio di Clint Eeastwood in Gunny. Non la dimenticherò mai. La intervistai poco prima che morisse, era in una casa di riposo per suore, mi disse che alla sera vedeva tutti i suoi bambini ai bordi del suo letto che la salutavano. E, lo ammetto, pensai: “Ecco proverà a menare pure loro”. Suor Leonilde che il dio delle Converse ti abbia in gloria!
