I TALK TELEVISIVI E LA SOFFERENZA PROVOCATA DA CHI INTERROMPE L’ALTRO
Seguo volentieri i talk televisivi, ma ormai mi ritrovo sempre più spesso davanti a chi interrompe l’altro che parla. Per me è una sofferenza. Non solo per l’educazione ricevuta, dove questo atto mi era severamente rimproverato; ma anche perché non riesco a capire la conclusione del ragionamento amputato. Spesso è il conduttore a parlare sopra a chi risponde a una sua precedente domanda, finché l’intervistato si zittisce per far cessare la cacofonia della sovrapposizione di parole.Il giornalista pensa così di dare “ritmo” alla trasmissione o di apparire come presenza dominante, mentre invece provoca frustrazione in chi cerca profondità negli interventi. Che magari richiedono qualche secondo in più di quanto consente la stipsi dei cosiddetti tempi televisivi. Ne esce un confronto spezzettato, nervoso, confuso, dove neanche gli ospiti rispettano il turno di parola, perché sanno che il conduttore incoraggia l’effetto pollaio per avere più audience. Io a quel punto spengo. Mentre le (poche) volte che in studio ci sono ospiti che si rispettano, è un vero piacere ascoltarli.
