MA QUALE SOLEIMANI, LA MINACCIA GLOBALE E’ IL DITTATORE TRUMP

MA QUALE SOLEIMANI, LA MINACCIA GLOBALE E’ IL DITTATORE TRUMP

MentreMeghaneHarrysi “licenziano” dallaCorona britannica, il presidenteDonald Trumpsogna di essere dittatore assoluto, e decide, senza consultare ilCongresso, e cioè come un dittatore qualsiasi, ditrucidareQassem Soleimani. Non era certo uno stinco di santo, il generale Soleimani, anzi: per quanto fosse la seconda persona più importante inIran, rispettato e considerato un eroe dal regime, era a capo dellaQuds Force, un gruppo all’interno deiPasdaran, il corpo delleGuardie della Rivoluzione islamicain Iran responsabile di moltiattacchi terroristicinel mondo. E nelle ultime settimane, dopo l’attacco allabase militaree l’assalto dell’ambasciata americanaaBagdad, Trump si è fatto prendere dal panico Ha giustificato la suaazione di guerradicendo che iServizi segretigli avevano annunciato che Soleimani era diventato unaminacciaimminente agliStati Uniti, scusa che in molti, fra politici e cittadini, fanno fatica a credere. In realtà pare che il generale fosse arrivato inIraqper incontrarsi con il presidente iracheno per discutere delle trattative tra l’Iran e l’Arabia Saudita. Pare che ci sia stato un altro attacco, quella stessa notte, per ammazzareAbdul Reza Shahlai, un alto ufficiale iraniano che si trovava inYemen, ma pare che l’attentato non abbia avuto successo. Tutto questo, per ora, sembra avere poco a che fare con una minaccia imminente. Molto a che fare (ma questa è la mia opinione) con tutto quel disastro riguardo l’impeachmente la voglia di far parlare d’altro, possibilmente migliorando le possibilità di vittoria per unsecondo mandatonel 2020. Ma chi sono io per giudicare? Una cosa è chiara: la minaccia imminente più pericolosa, per ora, rimane il presidente Trump. Leazioni militaricontro l’Iran hanno suscitato enormi preoccupazioni, sia a livello internazionale sia aWashington. Malgrado Trump desideri essere l’unico ad avere il potere di attaccare a destra e a manca chi lo spaventa, negli Stati Uniti non funziona (ancora) così: ogni azione bellica deve essere prima discussa alCongressoe alSenatoe deve essere approvata dallamaggioranza. Cosa che non è successa: dopo l’assassinio del generale Soleimani, un rappresentante dellaCasa Biancaha indetto una riunione al Senato (che è per la maggior parte in manorepubblicana) per giustificare l’azione di Trump. Se per alcuni repubblicani questo è bastato per appoggiare il presidente, per alcuni di loro, compresi i senatoriRand Paul(Kentucky) eMike Lee(Utah), è stato commesso un grave errore, unabuso di potere. Mike Lee ha rilasciato questa dichiarazione: «La riunione con il rappresentante della Casa Bianca è stata la peggiore degli ultimi nove anni che sono al Senato, soprattutto riguardoquestioni militari. Conoscendo la nostrastoria, fare una consultazione non è la stessa cosa che ricevere un’autorizzazione a procedereusando la forza militare. Una notifica o una patetica riunione fatta dopo che il fatto è accaduto non sono adeguate alla circostanza». LaCameradei rappresentanti, in mano ai democratici, ha votato giovedì mattina dilimitareil potere didichiarare guerraal presidente. Oltre alla stragrande maggioranza dei voti dei democratici, anche qualche repubblicano ha ammesso che il presidente Trump questa volta l’ha fatta davvero grossa. In risposta agli attacchi degli Stati Uniti in Iraq e i Yemen, gli iraniani hanno bombardato duebasi militari americane, senza causare nessuna vittima, forse per fare in modo che la situazione non degeneri in una vera guerra, che nessuno vuole.