GIAMPAOLO PANSA

GIAMPAOLO PANSA

Conoscevo bene Giampaolo Pansa, del quale negli ultimi anni condividevo poche idee, ma che sapeva essere affettuoso e amichevole in maniera ben diversa dalla propria immagine pubblica. Per questo trovo calzante il ritratto che ne ha fatto oggi Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano. Mi permetto di aggiungere alcuni passi di un’intervista che mi rilasciò nel 1996 per il mio libro “Per fortuna c’è la mamma e che oggi suona dissonante con certe sue posizioni politiche. “La cultura antifascista di mia madre” raccontava Pansa “deve essere nata a contatto con le clienti del suo negozio di guanti, borsette e calze, nel distinguere fra la tracotanza delle mogli dei piccoli gerarchi di provincia e l’idealismo di chi sperava in un mondo migliore. Lei era una donna semplice, con la terza elementare, ma aveva uno spiccato senso della giustizia e certamente disprezzava nel profondo gli squadristi che pestavano, che davano l’olio di ricino. Ricordo un commento che, in forma diversa, sentivo già da bambino: “Quello lì era un povero disgraziato, un manovale, uno che non sapeva neppure fare una “O” col fondo del bicchiere; prima si ubriacava e picchiava la moglie e adesso si è messo a dare manganellate in giro, diventando un signore della milizia”… Ricordo che i primi giudizi aspri sul regime li ascoltai proprio da lei…”.E per chi ha letto o leggerà Travaglio che racconta il modo sicuro e quasi militaresco di presentarsi, scandendo “Pansa”, c’è un aneddoto che potrebbe spiegarlo: “A dieci anni presi improvvisamente a balbettare e non riuscivo a proferire parola senza incespicare. Oggi si consulterebbe una marea di specialisti, e gli stessi nostri parenti si mostravano decisamente preoccupati. Mia mamma no. Un giorno mi chiamò dal retro del negozio, dove mi aveva allestito una specie di scrivania per fare i compiti. Doveva essersi preparata ben bene il discorso, ricco di intuizioni psicologiche geniali. Mi suggerì semplicemente: ”Prima di parlare, guarda sempre le persone e poi esprimiti ad alta voce. Se ti trovi davanti a qualche signora, cerca prima di sorridere. Con gli uomini non è necessario. Basta che impari a presentarti e a dire subito con sicurezza: “Io sono Giampaolo Pansa”. Non so come avesse capito che tutto dipendeva dalla mia timidezza, tanto è vero che la “terapia” funzionò alla perfezione”.