LA SCUOLA DIVISA PER CETI. NO, GRAZIE

LA SCUOLA DIVISA PER CETI. NO, GRAZIE

“L’istruzione dava importanza a noi poveri. I ricchi si sarebbero istruiti comunque. La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori”,scrive così Erri De Luca nel suo romanzo “Il giorno prima della felicità”. Il dispari cominciava fuori.Fuori da quelle mura che da sempre vogliono dire accoglienza inclusione socializzazione. Senza i quali l’apprendimento sarebbe ridottoa sterile conoscenza di nozioni buttate qua e la. Valori grazie ai quali intere generazioni di figli di contadini operai e semplici impiegati hanno potuto competere e spesso superare i figli di famiglie economicamente e socialmente più elevate.E’ questa la scuola che la nostra Costituzione riconosce e garantisce. Ci pensa già la vita a suddividerci in ‘classi’.Di abbienti e meno abbienti. Regalandoci lavori sempre più precari e sottopagati (quando ci sono). Costringendo i nostri giovani a varcare i confini per potersi ritagliare una fetta di futuro degno di questo nome. Obbligando un vecchio su tre a percepire una pensione al di sotto dei mille euro. La scuola suddivisa per ceti? No, grazie.Dentro le mura vogliamo e dobbiamo continuare a sentirci pari. Non merita alcun commento la vicenda del ‘Trionfale’,l’istituto scolastico romano che suddivide i plessi per ceti sociali.Solo indignazione.