PER IL VENETO È EMERGENZA SANITARIA PFAS

PER IL VENETO È EMERGENZA SANITARIA PFAS

È di questi giorni una denuncia gravissima per gli abitanti della regione Veneto che si trovano in assoluta emergenza sanitaria secondo il rapporto dei medici di Isde. L’accusa non arriva certo dal niente perché le denunce venute fuori in questi anni da parte dai comitati dei cittadini sono state in un continuo susseguirsi. Ed adesso verrebbe ad emergere una situazione che andrebbe a degenerare con il passare del tempo a causa del livello di inquinamento di parte della falda acquifera della regione.In base a quanto viene diffuso dai più autorevoli organi d’informazione  ci troveremmo di fronte ad una delle più gravi emergenze ambientali del nostro Paese che deve essere affrontata al più presto come chiedono gli stessi medici dell’ambiente inizialmente con studi epidemiologici e una mappa dei pozziÈ questo che dice l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (Isde) definendo la situazione che si venuto a determinare in Veneto a causa dalla contaminazione da Pfas in una conferenza stampa alla Camera, nella quale ha presentato un “Position paper” con un piano di azioni “per interventi immediati”. Non sufficiente il piano regionale di controllo sanitario che non può essere considerato tale poiché prende in considerazione solo il 60% dei 70.000 invitati ed “esclude i soggetti sotto i 10 e sopra i 65 anni, donne in gravidanza e neonati”. In questo modo, “si corre il rischio di un enorme spreco di risorse senza che vengano realmente tutelate le fasce più a rischio dei potenziali effetti tossici degli interferenti endocrini”. Per Isde i limiti di 100 ng/l per tutte le Pfas previsti in Europa nell’accordo preliminare sulla direttiva acque “sono altissimi”. Nella denuncia l’Isde ricorda che “basta un solo nanogrammo per litro nell’acqua di Pfoa, acido perfluoroottanoico, una delle molecole più tossiche, per raggiungere nel sangue, nel giro di un paio di anni, concentrazioni potenzialmente tossiche specie per neonati, gravidanze e anziani”. I medici dell’Isde, come ricordano importanti organi di stampa, hanno rilevato che “in Veneto, nelle province di Vicenza, Padova e Verona con la contaminazione da Pfas, acidi usati nei processi industriali e poi sversati per decenni nel suolo e nelle falde acquifere, è in atto una delle emergenze sanitarie ed ambientali più gravi che il nostro Paese abbia mai dovuto affrontare”. Necessari, hanno proseguito, anche “la mappatura completa dei pozzi privati, una Legge Nazionale che obblighi a dosare le Pfas prima che i fanghi di depurazione siano sparsi sui terreni agricoli come fertilizzanti, studi epidemiologici ben fatti a disposizione della comunità scientifica e che il limite di Pfas nell’acqua sia pari a zero”.