GULLOTTA, PATRIMONIO DELL’UMANITÀ

Se avete voglia di disintossicarvi per un paio d’ore delle abominevoli fesserie e miserie che riempiono ahinoi la nostra vita social andate al teatro Delle Arti dove oggi pomeriggio (ore 18.30) c’è ancora uno straordinario Leo Gullotta in PENSACI GIACOMINO. Ho più volte sostenuto che Gullotta è uno degli ultimi protagonisti e testimoni di una stagione d’oro dello spettacolo italiano in cui non c’erano veline e tronisti, il talento sopravanzava la popolarità e che ad attori bravi e versatili come lui bisognerebbe riconoscergli un vincolo di tutela, come si fa con i monumenti. Vederlo in scena è la dimostrazione che non esagero. Il testo di Pirandello sorprende per la sua attualità: la storia di questa ragazza che, rimasta incinta del suo fidanzato, non sa come portare avanti la gravidanza e il “sotterfugio” elaborato da un anziano professore di chiederla in moglie sovvertendo così le regole di convenienza sociale sono lo spunto per affrontare temi universali ed eterni: la condizione femminile, il rispetto dei giovani per gli anziani, la stessa solitudine della terza età. Tutto con una leggerezza che non diventa mai banalità, con un ritmo veloce che non cade mai nella rielaborazione spuria. Gli interpreti, tutti molto giovani, riescono nell’impresa. Gullotta è quello che è, un gigante seduto sulla sua modestia. Unica nota stonata, il pubblico. Vero, c’è persino una bambina ad abbassare la media 50-60 anni degli spettatori. E questo mi fa piacere. Ma non è tollerabile che davanti a me ci sia una coppia che durante lo spettacolo per un buon minuto e passa tiene a viva voce acceso il cellulare sul segnale di linea telefonica libera! Caro Claudio Tortora, c’è ancora molto da fare per rieducare il pubblico a teatro. Tu però sei sulla buona strada