SCUSI, LEI E’ DELLA NDRANGHETA? SALVINI, FACCI SOGNARE

SCUSI, LEI E’ DELLA NDRANGHETA? SALVINI, FACCI SOGNARE

Adesso, Matteo Salvini si armi di coraggio e vada a suonare ad un citofono di Catanzaro per chiedere ad un presunto affiliato: ‘Scusi, lei è della Ndrangheta? L’occasione buona, il capo della lega ce l’ha  proprio oggi, per l’ultima tappa del tour elettorale  in  Calabria.  Si faccia indicare da qualche abitante del posto il nome di uno in odore di criminalità organizzata e non lesini in scampanellate. Proprio come il capo della lega ha  fatto ieri al quartiere Pilastro di Bologna. Siamo curiosi di vedere la reazione del presunto affilitato. Sarebbe insomma  divertente assistere alla scenetta,  anche solo  per vedere l’effetto che fa. La nostra chiaramente è una provocazione. Ma nel caso accettasse la sfida   ci piacerebbe che Salvini avesse lo stesso atteggiamento spavaldo e canzonatorio mostrato sotto la casa di un residente di origini tunisine,  di cui il capo della lega , violando  la privacy , ha fatto anche  nome e cognome.  In quello che sembrava un film stile  commedia all’italiana anni settanta,  lo scketch  di Salvini ,che aveva tutta l’aria di non essere del tutto casuale, avrebbe potuto strappare  anche qualche risata. Ma qui stiamo  parlando di un ex ministro che dovrebbe conoscere la legge e  che, soprattutto,  non può trasformare in burletta la politica, mortificandola pesantemente. Tutto , ovvio,  per raccattare due voti e farsi pubblicità gratuita, sapendo  bene che i giornali, il web  e le tv avrebbero parlato della sua bravata. Bene o male basta che ne parliate, eccetera eccetera, questa la strategia propagandistica del capo leghista Chiaro, potremmo chiuderla qui, scuotendo la testa e dando a quel totò peppino e la malafemmena andato in scena  a Bologna, il giusto significato: lo scadimento della politica, diventata  triste avanspettacolo per stomaci da fast food. Ma non si può. Non si deve soprassedere. Quello che Salvini ha fatto ieri è gravissimo. E il residente tunisino avrebbe tutto il diritto di querelare l’ex ministro.  La scenetta ha infatti  ricordato a molti internauti le squadracce fasciste che, negli anni bui dell’Italia, pestavano gli avversari politici, gli ebrei, gli zingari e gli omosessuali, col contributo di  uno squallido passaparola delatorio. Certo, si può anche dire che la storia si presenta  la prima volta in tragedia e la seconda in farsa e  quindi non c’è nulla da temere. Ma permetteteci: la provocazione di Salvini ai danni di un semplice  cittadino , scovato per la delazione di qualcuno che potrebbe aver voluto gettare semplicemente fango su di lui, fa venire  i brividi: agli uomini onesti e alla democrazia italiana, sfiancata da anni di interessato  odio alimentato da una parte politica. Occhi aperti, dunque. Quelle facce da cinepanettone viste al Pilastro non dovrebbero metterci paura. Troppo buffe per prenderle sul serio. Essere governati da uno così sarebbe  imbarazzante anche per un popolo come quello italiano. Ma meglio non abbassare la guardia. E intanto tu, Salvini, regalaci un sogno: oggi, per davvero,  vai sotto casa di quel tale e chiedigli: Scusi, lei è della ndrangheta? Tanto lo sanno tutti che la Ndrangheta è la criminalità organizzata  numero uno nello spaccio della droga.  A spacciatore, spacciatore e mezzo.  Così si fa.