POTERE, CORRUZIONE, CONFLITTO POLITICO E MORALE. IERI COME OGGI IN ‘UN NEMICO DEL POPOLO’

Pièce teatrale al di sopra di ogni aspettativaper l’intensità della recitazione, la scenografia, le luci. Un insieme unico per un dramma in cui potere e corruzione s’intrecciano nell’eterno conflitto tra bene e male che da sempre attanaglia l’essere umano. Ha più ragione la ‘maggioranza compatta’ che ha il potere o più la minoranza che ha la verità?E ancora: seguire il moralmente corretto di raccontare sempre e comunque la verità o assecondare la convenienza personale a tacere, qualunque essa sia? Interrogativi, questi, al centro dell’opera ‘Un nemico del popolo’ messo in scena al Teatro Argentinadi Roma da Massimo Popolizio, interprete di spicco oltre che regista deltesto di Henrick Ibsen. Chissà se lo scrittore norvegese, nel 1882, quando metteva in scena l’opera avrebbe anche lontanamente immaginato che quei dubbi di ieri sarebbero stati ancora oggidi una sconvolgente attualità.Vista la corruzione dilagante in ogni settore della nostra società, politica in primis. Avvallata da una rassegnazione dei cittadini che sottostà impotente a ogni tipo di sopruso, di sopraffazione e violazione dei diritti. Che siano pubblici o privati. La vicenda racconta la storia di due fratelli.Che hanno due visioni opposte della realtà. E naturalmente dell’etica da seguire. Dove nell’una prevale la ricerca della verità, nell’altra l’intrigo per la convenienza personale. Uno fa il medico, l’altro il sindaco di una cittadina che economicamente si regge grazie agli introiti delle acque termali. Acqueche dopo accurate analisi risultanoinquinate da batteri nocivi alla salute della collettività. Il dottore, che è il direttore sanitario delle terme, non ha dubbi: denunciare il fatto è sinonimo di etica e responsabilità.La verità prima di tutto. Per tutelare l’interesse pubblico. Il sindaco però,dopo averne preso atto dichiara inammissibile la scoperta del fratello medico e, in nome di un ipotetico ‘benessere collettivo’,si attiva per insabbiare qualunque notizia a riguardo.Spacciandola per diceria del visionario fratello. Le conseguenze sarebbero devastanti. Gli azionisti coinvolti, la stessa classe politica e la media borghesia da una tale rivelazione uscirebbero, come si suol dire, con le pezze al sedere. E il ‘popolo’, come sempre o quasi accade, è soggiogato da quella ‘maggioranza’ che conta,mentre lui, il dottorecon la sua verità, durante una pubblica assemblea,viene additato come un nemico, anzi ‘il nemico’ di quel popoloche si ostina a voler salvaguardare. Un nemico da tenere a debita distanza. In perfetta e totale solitudine. Chi racconta la verità paga pegno.Il dottore perderà tutto: lavoro e casa. La stessa figlia che insegna nella comunità verrà licenziata. Nello sfondoil giornale cosiddetto ‘indipendente’ La voce del popolo.Pronto a sostenere le ragioni del potere e a negare vigliaccamente al medico (che inizialmente appoggiava) la pubblicazione delle analisi incriminate. Potere, corruzione, conflitto politico e morale, oggi come e più di ieri. Tutto questo e molto altro nel dramma di Ibsen. A vestire i panni del fratello sindaco una splendida Maria Paiato.Talmente in sintonia col personaggio che fin dalle prime scene lo spettatore dimentica che sotto quella giacca batte un cuore di donna.