ALLA PROFFERTA DELLE DESTRE L’EMILIA ROMAGNA HA RISPOSTO NO

ALLA PROFFERTA DELLE DESTRE L’EMILIA ROMAGNA HA RISPOSTO NO

La vittoria di Bonaccini in Emilia-Romagna, dopo l’attacco sferrato con tutta la sua forza dalla destra raccolta intorno a Salvini, è estremamente significativa: alla profferta delle destre L’Emilia-Romagna ha risposto no.Gli emiliani hanno risposto che non vogliono essere governati forze che esprimono valori contrari allo spirito della Costituzione repubblicana, a cominciare dall’antifascismo. A scanso di equivoci diciamo con chiarezza che il richiamo all’antifascismo è assolutamente appropriato, visto che durante la sua campagna elettorale permanente, nella ricerca di consenso Salvini ha superato ogni limite: dall’inclusione di pezzi di elettorato dichiaratamente fascista fino all’adozione di comportamenti intrinsecamente fascisti. Penso alla famosa citofonata al giovane ragazzo tunisino accusato da una sua simpatizzante di essere uno spacciatore. Un aspetto particolarmente importante da evidenziare è la coralità della vittoria di Bonaccini, la diffusione tra gli emiliani della volontà di fermare le destre, gli aspetti spontanei di questa lotta. Anche in Emilia-Romagna il centro sinistra ed il PD, suo partito più rappresentativo, mostrano evidenti segni di usura. In tanti comuni della regione i vecchi sindaci sono stati sostituiti, anche a costo di sostituirli con l’unica alternativa disponibile: gli sfidanti di centro destra. Che è successo allora nelle elezioni di ieri? È successo che l’elettorato di sinistra e progressista in genere, di fronte a partiti inadeguati a causa di leadership sclerotizzate ha assunto su di sé il compito di organizzare la resistenza. Perché se è vero che tantissimi non credono più nei partiti di sinistra, è altrettanto vero che li stessi credono ancora nei valori della sinistra.Quindi possiamo dire che in Emilia non hanno visto partiti del centrosinistra, ma ha vinto il popolo del centrosinistra.Questo Popolo è perfettamente rappresentato dalle sardine. Elettori attivi, in tutti i sensi, che non si sono ancora strutturati per esprimersi in modo organizzato e organico. come propositori di soluzioni. Per tradurre le aspirazioni e le scelte valoriali in scelte amministrative e politiche definite. Non ancora non significa che non possano, anzi si dovrebbe incominciare subito ad affiancare alle manifestazioni incontri di studio e confronto, per individuare gli obiettivi e le strade possibili, per esprimere preferenze e verificarle, anche con l’aiuto di elettori esperti nei vari settori. . Quello che I partiti non fanno più ormai da decenni, chiusi come sono stati in nomenclature che hanno trattato gli elettori da massa plasmabile, da interrogare con le indagini demoscopiche e da suggestion are con campagne di marketing. È probabile che non ci sia più tempo e lo spazio per aprire i partiti alle persone elettrici, però forse c’è ancora lo spazio perché chi ha lavorato nei partiti si misuri con le persone in uno scambio di opinioni e di visioni in cui si definiscano i parametri e le direttrici di una politica di progresso per questo secolo che avanza. In questo confronto si individueranno gli interpreti più efficaci di questa nuova politica. Nuove leadership. Può certamente succedere che tra i nuovi leader ci siano vecchi politici (perché no?) e che ce ne siano di nuovi, ma il mandato ricevuto sarebbe nuovo e forte, generando leadership nuove ed interessanti nate da scelte condivise. E questo magari darebbe indicazioni utili a quella parte del Paese che pare continuare ad avvitarsi su se stessa. Penso alla mia Sicilia e penso alla Calabria che ha perso l’occasione di sperimentare il governo di un generoso Pippo Callipo. Generoso. Quanto è rara questa caratteristica in politica! Rara e necessaria, dunque preziosa. Callipo ha accettato una sfida difficile in una terra in cui il Centrosinistra aveva mostrato tutte le sue crepe. È necessario riflettere con serenità su una considerazione: in una delle Regioni Più ricche – se non la più ricca – d’italia vincono i progressisti. In una delle regioni più povere – se non la più povera – d’Italia vincono le forze che si richiamano più alla destra che al centro-destra. Quanto è libero il voto, quanta è vera la democrazia, quando il bisogno impregna tutto ed il lavoro è una concessione? Quella che bisogna costruire in Calabria è la speranza. È un lavoro lungo e duro e dobbiamo farlo noi meridionali. Le persone di sinistra ed i progressisti di tutta Italia devono dare una mano. Rispettosa ed attenta e fraterna. Sapendo che le destre e le mafie in tutta Italia non stanno a guardare.