LA SINISTRA ANTICAPITALISTA, IN TUTTE LE SUE FORME, NON ESISTE

LA SINISTRA ANTICAPITALISTA, IN TUTTE LE SUE FORME, NON ESISTE

“Veniamo a noi, ovvero alla sinistra che si richiama apertamente alle lotte, al socialismo, al comunismo. Qui lo scenario è sconfortante. Non c’è tragedia da fare, perché questo trend va avanti da anni. Ma il voto non fa che certificare una dura realtà, che riguarda nonPotere al Popoloo qualche altro partito, ma tutti quelli che si oppongono al capitalismo. La sinistra anticapitalista, in tutte le sue forme, non esiste. Esistono lotte settoriali o locali, e comunque molto meno che in passato. Esiste un lavoro territoriale di alcune associazioni o collettivi, e comunque meno che in passato. Quello che però sicuramente non esiste è la rappresentanza mediatica e politica di certe idee. Anche movimenti più grossi e trasversali – pensiamo a quello che ha portato milioni di giovani in piazza per la giustizia climatica – riescono con fatica a produrre conflitto e a sedimentare processi organizzativi che vadano al di là della risonanza che l’apparato mediatico produce. Quello che non esiste per le masse, sia a livello di movimenti che di partiti, è un orizzonte che rimetta al centro la possibilità della trasformazione complessiva di questa società, rendendola un’opzione pensabile e percorribile. Noi ci abbiamo provato in ogni modo. Avevamo una candidata giovane e preparata, un programma serio e concreto, abbiamo fatto una bella campagna elettorale, siamo stati nelle periferie, nelle fabbriche. Non potevamo umanamente fare di più… Il vero nodo è un altro ed è politico. Come far sì che le classi popolari di questo paese si possano autorappresentare, possano superare l’accettazione rassegnata, l’accontentarsi del “meno peggio”, il rifugio pragmatico in chi pensano possa “risolvergli il problema”, ed entrare autonomamente sulla scena. Non è un problema semplice, non ci sono scorciatoie. Non basta trovare un leader (la cui costruzione, com’è evidente oggi, richiede una preliminare accettazione da parte del sistema mediatico). Non è nemmeno questione di “unità” fra le liste alternative, che porterebbe comunque all’1%. Non è nemmeno risolvibile con la formula “tornare alle lotte”, perché in quelle lotte ci siamo ogni giorno. È probabilmente un insieme di fattori soggettivi e oggettivi. C’è da crescere soprattutto nel radicamento territoriale, nell’esempio concreto, nella rete di Case del Popolo, nell’essere ancora più presenti nei conflitti sociali. C’è da crescere nelle competenze, nel programma, nella capacità di comunicazione. C’è da formare una generazione. E c’è da sperare che le contraddizioni di questo paese, che da anni vengano rinviate o occultate, arrivino finalmente al pettine, mettendo migliaia di persone di fronte a una scelta vera sulle loro vite. Noi due anni fa abbiamo iniziato questo lavoro. Abbiamo bisogno di darci tempo, di migliorarlo. Intanto abbiamo usato le elezioni per rafforzare i legami con le lotte di questa regione, per aggregare nuove persone. E da oggi continueremo a combattere in Emilia Romagna contro il Partito Trasversale degli Affari. Un lungo cammino inizia sempre con piccoli passi”.