QUANDO L’IGNORANZA DIVENTA STUPIDA ARROGANZA
E’ che il clima che ci circonda non è dei migliori e non parlo solo del fattore climatico ma di tutto il resto. E’ che a volte si vorrebbe sprofondare in oasi di pace, cullati da onde rigeneranti e dimenticare tutto questo male, tutto questo odio, tutta questa stupida arroganza dettata da una altrettanta stupida ignoranza. E’ che cercare di sopravvivere a queste tempeste diventa complicato e allora non sai che direzione seguire, anche se la bussola del cuore ti porta in direzioni che poco hanno a che fare con tutto questo. Si corre il rischio di diventare o di apparire quasi asettici, impermeabili ma è solo apparenza, perché dentro, in fondo all’anima tutto questo fa male, ferisce, annienta… E cosa vuoi commentare quando intorno a te, su sette persone, una pensa che realtà orribili come i campi di concentramento, forni crematori, tatuaggi indelebili che restano sulla pelle a testimoniare tutto quell’orrore, quel mare di corpi denutriti, straziati, offesi non siano mai esistiti? Oppure quando leggi di una donna vittima della follia omicida di un marito che la tiene in scacco per tre giorni sottoponendola a violenze inaudite, che portano chi ritrova quel corpo offeso a dire di non aver mai visto nulla di simile prima? E intanto i femminicidi continuano a crescere vorticosamente, negli ultimi giorni sono state ben quattro le donne a morire per mano assassine dei loro “uomini” italianissimi ed irreprensibili…e il mondo resta a guardare… Cosa c’è da dire quando una citofonata compiuta da chi dovrebbe dare esempio di buona politica, di verifiche prima di compiere gesti scellerati che poi cambieranno per sempre la vita del malcapitato, avvengono indisturbate, seguite da schieramenti osannanti, quando pare di ripercorrere tempi in cui qualcuno segnalava altri, solo per il mero gusto di farlo, oppure per ricevere una ricompensa di poche migliaia di lire? E tutto deve finire così, senza ricevere scuse, senza una rettifica, nel silenzio dopo tanto clamore… Cosa vuoi commentare quando anche un’epidemia viene strumentalizzata a favore di chi non ha mai pensato all’inclusione ma solo a parlare di frontiere da chiudere, di muri da innalzare, di divisioni che per anni si è tentato di far cessare? Quando ti imbatti in rete in video in cui dei semplici turisti cinesi, stanno camminando in strada, a Firenze, e ricevono come messaggio di benvenuto: “cinesi di merda, tornate a casa vostra, perché portate qui lo schifo!” Ma non eravamo fieri di ricevere i turisti e soprattutto i loro denari, al punto da fargli pagare tre volte tanto una consumazione? Ah, dimenticavo, noi siamo onesti e ci rode e non poco, quando non veniamo definiti tali….Cos’è questo: isterismo oppure razzismo? Timore che può anche essere giustificato, ma è questo il modo per risolvere il problema? Cosa vuoi commentare quando “testate”, che si ritengono anche autorevoli, titolano pezzi usando parole di odio, di incitamento alla violenza, di assurda propaganda per qualcosa di cui si dovrebbe provare vergogna, qualcosa che dovrebbe creare reazioni piuttosto che risatine isteriche in cui è racchiusa tutta la pochezza degli “uomini”? Cosa c’è da commentare quando continui ad assistere alla rabbia ed al senso di impotenza che molti lavoratori hanno dopo che viene loro rubato il lavoro, vendendo promesse, speranze ed illusioni quando poi alla fine nulla di tutto ciò che è stato loro promesso viene portato a termine?. Poi ci si lamenta della fuga di cervelli, della povertà che aumenta, della delinquenza che cresce, a si continuano a lasciare persone per strada, perché tutto questo viene considerato come “normale” conseguenza di una crisi che non conosce fine. Ed ancora: come puoi commentare l’assurda violenza che “maestre d’asilo” frustrate continuano a riservare come “trattamento di bellezza” a bambini indifesi che non hanno nessuna colpa, ma solo la sfortuna di essere capitati tra mani violente piuttosto che in quelle accoglienti di chi avrebbe il compito di formarli? Oppure vogliamo parlare di cosa è accaduto martedì nel Veneziano dove un genitore, compilando un modulo della neuropsichiatria infantile del distretto socio-sanitario di Favaro Veneto, si è trovato di fronte alla richiesta di specificare la razza/etnia della figlia . La razza? Nel 2020? Ma non vi pare di essere un “tantino” fuori luogo? Sicuramente arriveranno spiegazioni poco credibili anche qui, qualcosa del tipo: la traduzione del testo è errata. Ma nessuno verifica prima? Oppure fa comodo così? Come si fa a tollerare, a non vedere, a non capire a cosa ci sta portando tutta questa campagna elettorale perenne, dove non ci si confronta ma ci si scontra basandosi su offese personali, su aspetto fisico o Regione di appartenenza, su cultura reale o presunta tale.. Ma come si fa a vivere in un mondo come questo? Come? A volte si viene tacciati di essere troppo sensibili, di essere dei perenni illusi e sognatori, di non aver capito che a “vincere” saranno sempre quelli più “forti”, ma che è forza è quella che mette in atto chi quotidianamente denigra e non argomenta, istiga ma si tira indietro davanti alla sue responsabilità, offende senza comprendere? . Abbiamo sicuramente una visione differente della parola “forza”, e sicuramente ne sono lieta. Sì perché essere “forti” non è qualcosa che va collegato a chi usa il pugno più duro, essere forti vuol dire: resistere a questo stato di cose, adoperandosi per cambiarle, non solo lamentandosi, ma agendo. Essere forti vuol dire non lasciarsi catturare il cervello da queste “trappole” avvilenti che confondono il bello con il brutto, che non sanno esistere senza aggredire, che non mettono nella condizione di pensare ma sanno solo condizionare. Essere forti significa avere ancora bisogno di speranza, senza per questo essere additati come utopici personaggi. Hanno messo bende talmente grandi e spesse sugli occhi di chi fino a poco tempo fa riusciva a vedere per far sì che non si rendessero conto che tutta questa superficialità verrà usata anche con loro non appena si ritroveranno nella medesima situazione di chi oggi prendono “amorevolmente” per i fondelli, volendo apparire come i “simpatici” ad ogni costo… Come si può lasciar scivolare tutto questo, come si può commentare senza apparire retorici, buonisti, illusi propagatori di speranza, quando qui di tutto questo pare non esservi più traccia..E” quindi che ti pare di essere fuori da ogni possibile e plausibile spiegazione, è che non ti accontenti più di pensare che le cose possano cambiare, è che devi scegliere, di riprendere ad analizzare con la tua testa oppure subire un clima che diventa sempre più insopportabile. La natura distrutta, i sentimenti calpestati, le donne ridotte ai minimi termini, stalkerate, uccise offese. Gli anziani picchiati solo perché si lamentano dei dolori che invadono il loro corpo, i bambini vittime di assurde frustrazioni dovute ad un lavoro che non appaga più forse, oppure a tensioni famigliari da cui non si riesce ad uscire. E noi? Nel mezzo di queste tempeste, nel mezzo di onde sempre più alte, difficili da governare, non perdiamo la lucidità, né soffriamo ma la cosa migliore che possiamo fare e non trasformarci in esseri che non sono più tali. Ognuno a modo suo, ognuno come sa, ognuno con la sua creatività ed il suo entusiasmo, ognuno per ciò che è ma anche ed a maggior ragione per tornare ad avere ciò che non ha più, ciò che gli è stato portato via, ciò che gli manca. Non perdiamo l’occasione perché insieme a noi la perderebbero anche chi non ha colpe, chi si affida e confida ancora in un futuro di cui ha diritto essendo stato chiamato a vivere su questa terra, o su ciò che né rimane… Non alimentiamo sterili guerre che non portano a nulla, non reagiamo con violenza a chi ha solo quella da offrire, non nascondiamoci dietro il festival di Sanremo che con quattro canzoni inebetisce tutti, la vita è altro: è fuori da queste tattiche che rendono tutti più poveri! Capito ora perché preferisco occuparmi di ciò che funziona, di chi non si è imbruttito, delle idee positive e costruttive? Certo meno like per argomenti così “banali” ma questo a me non importa, in fondo la vita è quella “banale” normalità che non abbiamo più.
