SANREMO70. LA PRIMA COSA BELLA RIUNISCE I RICCHI E I POVERI

L’omino del Sud, Nicola Scommegna da Zapponeta, e quattro ragazzotti di Genova trionfarono nel 1970 con un brano che era destinato a Gianni Morandi. A 50 anni di distanza, la band genovese al completo, il 5 febbraio, riappare sul palco dell’Ariston, conLa prima cosa bella. Mi ricordo. Sì, mi ricordo. Era il 2 febbraio del 1970. Al Festival, gareggiavano nomi popolari e semisconosciuti, e vinse un brano che tuttora le orchestre hanno in repertorio:Chi non lavora non fa l’amore, interpreti Adriano Celentano e l’attraente Claudia Mori. La coppia veniva da una crisi famigliare: Adriano sul set di un film si innamorò follemente dell’allora notissima e bellissima Ornella Muti, che in una recente intervista non ha negato quel flirt. Fu un eccellente primo posto, ma a una incollatura arrivòLa prima cosa belladi Nicola Di Bari e di un certo signor Mogol. Quella canzone, Nicola la musicò con l’anima: era dedicata ad Arianna, sua figlia, che oggi è un’ottima attrice teatrale. La potente casa discografica di quel periodo, la RCA , l’aveva assegnata al più popolare Gianni Morandi, che all’ultimo momento rifiutò; giocoforza la casa discografica romana pregò l‘autore della musica e cantante Nicola Di Bari di interpretarla. Del resto, Nicola già aveva confidenza con quel tipo di manifestazioni, Festival e Cantagiro. La eseguì in coppia con una band di quattro ragazzotti genovesi, Angelo Sotgiu, Angela Brambati, Marina Occhiena e Franco Gatti, gruppo che si era formato appena tre anni prima e che cominciava ad imporsi nei locali liguri e in Piemonte. Morandi ancora sta rosicando. Quel brano fu popolare in Europa e Sud America, quasi un record con una vendita di 22 milioni di copie. Per il gruppo di Genova fu il trampolino di lancio di una carriera strepitosa, che lo ha portati ad esibirsi in tutto il mondo. Come qualche volta accade, il quartetto dopo alcuni anni restò… in tre: la bionda Occhiena se ne andò, per una lite profonda con Angela Brambati, si parlò di rivalità in amore. Ora il grande colpo, il loro attuale e bravo impresario, il calabrese Mancuso, è riuscito dopo moltissimi anni a ricomporre l’originale gruppo e dopo circa 50 anni a riproporre proprio quel pezzo del 1970 che fu il loro grande input per la fantastica carriera avuta. La storica performance al completo avverrà il 5 febbraio al Teatro Ariston e sarà il clou della serata. La band genovese, già nel 2013 doveva ricevere l’ambito riconoscimento, ma proprio quel giorno fu ritrovato senza vita il figlio di Franco Gatti, l’Homo Sapiens del gruppo. Per tale tragico motivo, Gatti abbandonò. Ora un vero colpo: tutti e quattro come allora, e dopo circa mezzo secolo a festeggiare il prestigioso riconoscimento Città di Sanremo e a cercare di dimenticare i tristi momenti. Amadeus è alle stelle e la grande platea dell’Ariston farà certamente al gruppo genovese applausi da standing ovation.