UNA MANIFESTAZIONE E MIGLIAIA DI POLEMICHE. DOMANI È LA GIORNATA NAZIONALE CONTRO IL BULLISMO

UNA MANIFESTAZIONE E MIGLIAIA DI POLEMICHE. DOMANI È LA GIORNATA NAZIONALE CONTRO IL BULLISMO

Lo stiamo vivendo in questi giorni, un clima sempre più rovente dove chi sostiene di battersi per la libertà individuale non perde occasione, oppure la crea per scagliarsi verbalmente, ma usando le parole, stando però ben nascosto dietro una tastiera, all’indirizzo di chi la pensa diversamente. Segui il Festival di Sanremo?, non vai bene perché ormai ha stufato, non lo segui? vieni ritenuto un provocatore, oppure un seccatore, quando va bene, altrimenti sei un guru di vita, per i più. Non si perde occasione per alimentare sterili polemiche e ci si dimentica di chi sta nel mezzo, di chi continua a scegliere con la sua testa senza farsi irretire da questi meccanismi, che per qualcuno sono validi, ma per altri, e molto semplicemente, no. Sì, perché esistono persone che con la tv non hanno un buon rapporto e questo indipendentemente da Sanremo. Esistono persone che hanno altri interessi, che amano leggere o ascoltare musica dal loro impianto di casa, dedicarsi agli amici oppure alla propria vita privata, senza dover per questo passare come “saputelli arroganti” che discriminano chi opta per una scelta differente. Ed a commentare negativamente, ad essere stizziti e incazzati , sono proprio loro, quelli che si ritengono fautori della libertà, quelli che si lamentano perché si legge poco o perché non ci si riesce più ad esprimere correttamente in italiano. Non esiste età, professione, ceto sociale, è un tutti contro tutti che dà la nausea e che proprio attraverso questa costante “flagellazione” ideologica fornisce la dimostrazione di quanto ci sia ancora da lavorare su noi stessi. Intanto domani è la Giornata nazionale contro il bullismo, quello che ravvisiamo nei giovani ma di cui, quando vogliamo siamo i primi fautori. Ci lamentiamo tanto di questi giovani senza renderci conto che la loro educazione passa attraverso gli esempi che diamo loro, ed in questi ultimi giorni le peggiori affermazioni indirizzate a differenti argomenti sono uscite proprio dalla bocca di “adulti” a cui dovrebbe appartenere la saggezza.Invece, giù di perle come: ” Io se incontrassi un cinese scapperei a gambe levate”, o ancora:” le donne se vogliono evitare gli stupri devono dire addio a scarpe con il tacco e rossetto”, e aggiungiamo anche: ” la Leotta parla di bellezza ed intanto si è rifatta anche il buco del c..o”. Ecco ognuno a modo suo, ognuno con la sua violenza, ognuno con l’ardire di sapere o scambiando il tutto per uno “stupido commento”, senza tenere conto che questa leggerezza apparente, lascerà traccia, che in molti leggeranno, che per qualcuno questo potrà diventare esempio di vita sdoganato come libertà di espressione, con la quale, a ben guardare, non ha nulla a che vedere.Non è offendendo, dileggiando, che si diventa liberi o che ci si esprime liberamente perché la libertà individuale finisce dove inizia quella altrui, e non è solo un modo di dire . Nonostante le leggi in materia di bullismo e del cyberbullismo, abbiano aiutato molto nel contrastare questi fenomeni, in Italia, tre studenti su cinque sono ancora vittime di violenze o minacce, secondo quanto riferito dall’Istat. Più del 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni riferisce di essere stato vittima di un episodio offensivo, non rispettoso o violento, negli ultimi dodici mesi. Il 20% di loro ha detto di aver subito atti di bullismo una o più volte al mese. Ad essere colpite in misura maggiore, sono le ragazze. Il cyerbullismo sempre secondo i dati Istat, colpisce il 22,2% di tutte le vittime di bullismo, ha una piazza più ampia rispetto a quella che hanno i bulli fuori dalla rete. Si può attuare e perpetrare 24/24 ore, si espande a macchia d’olio nelle chat, sui social o sugli altri canali che i ragazzi hanno a disposizione. Ecco perché è importante un’azione di controllo sull’utilizzo dei social ed affini, che non si effettua certamente dotando giovanissimi di cellulari che hanno la possibilità di navigare in rete senza un minimo di prevenzione e di vigilanza. Sappiamo che il cyberbullismo può sfociare in azioni drammatiche, quali il suicidio da parte di chi ne è vittima, ciò che continuiamo ad ignorare o a prendere sotto gamba, sono gli atteggiamenti, i frasari utilizzati, e quella sensazione di “onnipotenza” che fa sentire questi soggetti bulli, più in gamba rispetto agli altri, ogni volta che decidono di escludere qualcuno da una chat, solo perché gli sta antipatico, oppure perché non risponde agli standard, del pensiero appiattito ed uniformato.Riversare l’aggressività trattenuta sugli altri, non è mai qualcosa di giusto e tanto meno da “osannare”, ma qualcosa su cui riflettere e su cui lavorare. Crescere all’interno di famiglie che impongono un’educazione rigida non aiuta, ma non aiuta neanche la troppa superficialità. Bisogna stare nel mezzo, ascoltare e non giudicare, spingere i ragazzi a tenere un atteggiamento empatico e non distruttivo, interrogandoli sulle loro sensazioni chiedendogli come si sono sentiti loro quando sono stati vittime di analoghi atteggiamenti. Questo perché il bullo spesso è stato vittima di violenza sui social, o nella vita reale, ed ha deciso di sopperire alle sue insicurezze attraverso l’aggressività, creando un meccanismo errato che va corretto prima di farlo sfociare in qualcosa di molto più complesso e dannoso, sia per lui che per l’oggetto di questo perverso meccanismo. Siamo partiti da meccanismi errati che coinvolgono il mondo “adulto” per giungere a quelli che chi osserva finisce con il ritenere “validi esempi” da emulare. Tutto parte dalla famiglia, pensiamoci anche noi “adulti” quando decidiamo di far diventare schermaglie virtuali, le scelte individuali, perché non esiste giusto o sbagliato, esiste ciò che è più affine a noi, alla nostra personalità, ai nostri gusti. Non dimentichiamo che le scelte parlano di noi, sempre, che chi legge non è stupido e capisce dove vogliamo andare a parare, che non serve autodefinirsi “belle persone” quando alla prima occasione diventiamo artefici della maleducazione.