BUONGIORNO UN CORNO!, VENERDI’ 7, AMMAZZA LA VECCHIA …

BUONGIORNO UN CORNO!, VENERDI’ 7, AMMAZZA LA VECCHIA …

Finalmente l’abbiamo trovata! La vecchia megera inglese, quella con i capelli cenere a scopettino di cesso, gli occhi storti che guardano con odio persone e cose per il semplice fatto di esistere, con un accento cockney strascicato, in accappatoio e ciabatte, gesticolando con la sigaretta in mano e buttandosi la cenere addosso, è scesa a urlarci di smettere di parlare, era mezzanotte e fumavamo all’esterno della casa, altrimenti ci denunciava al gran consiglio del condominio. Adesso è sotto formaldeide in un barattolo di vetro al centro del salotto. E’ l’unica, ultima inglese rimasta a Londra. Giriamo intorno al barattolone emettendo degli “ohhh” di stupore, la guardiamo da tutti i lati mentre continua a gesticolare, l’ascoltiamo ammirati continuare a lanciare i suoi strali contro l’invasione degli stranieri che hanno rovinato il Regno Unito portando sporcizia e malattie. Non è stato facile catturarla, pretendeva di ritornare di sopra ma non potevamo lasciarci scappare questa occasione scientifica di classificare un esemplare della specie più rara a Londra, l’inglese da diverse generazioni che ha votato il Leave e ama Boris Johnson. Solo al quarto giorno di permanenza in visita qui l’ufficio del turismo londinese ce ne ha fatto trovare un campione, al piano di sopra della nostra abitazione, e adesso non lo molliamo più. Il suo eloquio è circolare, inizia con il fatto che deve dormire, non dice che deve andare a lavorare domani, ha il sussidio di disoccupazione, perché gli stranieri come noi si ubriacano, sporcano e lasciano i danni agli inglesi. Le va riconosciuto che è multirazzista, noi siamo un italiano, un francese, uno svedese e un pakistano ma ci tiene a precisare che ci odia a tutti senza distinzioni, comprese nazionalità non presenti davanti ai suoi occhi in questo momento, non sta là a fare una classifica particolare. Mentre parla non riusciamo a prenderla sul serio, nemmeno lei però riesce a crederci del tutto, è chiaro che è una comparsa istruita dall’ufficio turistico per far capire agli stranieri come la Brexit sia diventata opinione della maggioranza della popolazione. La liberano un’ora al giorno, spaventa qualche studente, sono i più fragili, accusa due immigrati di qualcosa, poi torna nella gabbia dove la tengono. E’ quasi impossibile trovare una persona che abbia votato a favore della Brexit qui a Londra, anche per statistica ne dovremmo incontrare diversi, ma non ce n’è uno che ammetta di aver voluto l’allontanamento dalla Ue. Ne parlano tutti male, a cominciare dagli studenti inglesi, il corrispettivo dei nostri ragazzi e ragazze che vengono a studiare qui per avere una prospettiva internazionale e d’improvviso si ritroveranno con future difficoltà a trovare un permesso di studio e lavoro nei 27 paesi europei dove potevano prima girare senza alcuna difficoltà e limitazione. Il danno insomma non è soltanto per i giovani che vengono in Uk ma per i britannici che perdono ghiotte occasioni di formazione e occupazione. Il povero Corbyn aveva avuto un’idea ma ormai lo vedono tutti come un eccentrico campagnolo dell’ottocento e sui laburisti non ha più alcun appeal, a differenza di Kahn, il sindaco di Londra che però non ha alcuna intenzione al momento di darsi alla politica nazionale, anche se di fatto è l’unico competitor rimasto in campo progressista all’ondata di neo conservatorismo fanatico dei Johnson’s supporter. In uno sprazzo di lucidità dopo la batosta elettorale, una batosta con il 32% dei voti in ogni caso, non proprio bruscolini, Corbyn aveva proposto ai suoi di diventare i cagnacci della Brexit. Cioè trasformare i Remainers in una sorta di tessuto sociale di opposizione ai Conservatori e ai sovranisti sfruttando le contraddizioni che di sicuro comporterà nei prossimi mesi la Brexit. L’idea era caduta con Corbyn, ma sui giornali comincia a riprendere quota tra commentatori e analisti. The new European, dal nome non dovevano essere per il Leave, lancia oggi l’idea di fare una lista di tutte le cose dette durante le elezioni dai fanatici della fuga dall’Ue. Un lungo elenco dei danni prodotti dalla permanenza nell’Unione, verificando se ci sono stati, e delle promesse di cosa sarebbe cambiato in meglio, incalzando il governo di Johnson ogni qual volta non rispetterà le molte promesse fatte. Quello che a noi può sembrare strano, che gli elettori si stupiscano ancora per le menzogne dei politici, qua ha ancora un senso forte, se dici bugie ai cittadini questi s’incazzano davvero tanto e se lo ricordano la volta dopo. Ma i Remainers, purtroppo per loro, hanno in comune, come qualche movimento nostrano, soltanto il fatto di essere contro qualcosa e non di essere uniformemente a favore di un’altra cosa comune. Difficile che potranno continuare a esistere come entità collettiva, base elettorale per contrastare la deriva dell’egoismo sociale. Come vi raccontavamo ieri, quando parli con le persone della Brexit qui non ne fanno una questione di destra o sinistra ma di futuro e passato, i ragazzi pensano che l’isolazionismo sia un passato che impedisce il futuro mentre gli over 46 hanno votato in massa per andarsene perchè legati a un passato che nemmeno conoscono di persona, l’elemento anagrafico di questo voto è davvero chiaro e non può essere interpretato con le lenti della vecchia politica. Certo è difficile non fare caso al fatto che i leavers sono comunque in maggior parte di destra. Un Brexiteer stamane, durante il programma radiofonico di James O’Brien a Lbc  ha chiesto  al conduttore se adesso in Uk potrà essere reintrodotta la pena di morte. Grosso imbarazzo in studio, O’Brien ha provato a scherzarci su ma è chiaro che nella lente deformata che è stata offerta dai secessionisti a figure lontane dai grandi centri, come il pastore di Stockton on Tees o il contadino del North Yorkshire, rientrano possibilità non previste dagli stessi che hanno acceso la miccia dell’orgoglio nazionale. Solo ieri novanta persone hanno attraversato illegalmente il canale della Manica a bordo di piccole imbarcazioni. Il Guardian non la sbatte in prima pagina ma il Times ci sguazza illustrando agli inglesi quali siano i pericoli da cui l’isola deve difendersi. Un tema caro a Boris Johnson in campagna elettorale, ma il motivo per cui gli altri giornali, anche più conservatori del Times, non hanno in prima pagina notizie buone ad agitare l’elettore medio fascistello, quello intriso della retorica da piazza di  Johnson e Farage, sta negli accordi commerciali bilaterali che il governo sta tentando di stringere con le nazioni con cui prima valevano le regole della Ue. La Francia per esempio ha rifiutato un accordo sulla pesca. Questi sono i problemi di Johnson adesso, non i disperati che giungono quasi a nuoto per cercare da mangiare, dietro cui si è nascosto nei mesi scorsi. Ma tutto questo la signora che teniamo in salotto nel barattolo di formaldeide come rappresentante unica del sindacato “Inglesi di una volta che votano per la Brexit”, tutto questo la signora non lo sa. Non possiamo impagliarla, qualcuno frappone insulsi motivi di umanità, né liberarla perché altrimenti ha minacciato di denunciarci al gran consiglio del condominio, ma inizia a starnazzare più forte e dobbiamo liberarcene in qualche modo. Ci viene in soccorso uno dei figli che viene a reclamarla e lo insultiamo lamentando che i tipi come loro dopo la Brexit si sentono padroni del mondo e vogliono borisjohnsonare il mondo. Ci rimane molto male. Si offende proprio e ci dice che a lui Johnson gli fa schifo. Ci sentiamo quasi un po’ in colpa per questa nostra superficiale osservazione ma dopo un po’ lui ci tranquillizza: ha sempre votato l’Ukip di Farage, che, lui sì, è un vero uomo, Boris è buono solo per la propaganda verso le vecchie rincoglionite. Pensiamo subito alla mamma che strepita ma non lo diciamo. Vanno via, si riprende la vecchia sputazzante insulti xenofobi e restiamo soli per un attimo.  E poi si ripropone per la serata il problema dei problemi, quello che nemmeno la Brexit è riuscita a cancellare: locale di Burlesque o schiaffoni ai passeggeri affacciati ai finestrini dei treni fermi a Victoria Station? Lo saprete lunedì.