A PROPOSITO DELL’UCCISIONE DI QASSEM AL RIMI, LEADER DI AL QAEDA
Mio contributo su newsletter del Corriere.L’uccisione di Qassem al Rimi, leader di al Qaeda nella Penisola arabica, segnala 4 aspetti. Primo. Sfuggito più volte alla lunga caccia, il militante aveva preso in giro gli Usa. Alla fine è stato scovato grazie ad un informatore, magari ingolosito dalla taglia di 10 milioni di dollari. Una breccia – se confermata – in un cerchio di sicurezza non da poco. Secondo. Il bersaglio aveva uno status particolare, in teoria ricopriva la carica anche di numero due della “casa madre”, ossia della Qaeda centrale, oggi guidata dal medico egiziano al Zawahiri. Dunque un personaggio di peso. Terzo. Donald Trump proietta la sua immagine di “giustiziere di terroristi” (anche se Obama non ne è stato da meno). Quarto. Tagliare la testa del serpente funziona? I movimenti jihadisti per loro stessa natura sono abituati alla perdita del capo, vanno avanti comunque. Ma certamente non tutti i dirigenti sono uguali. Eliminare i quadri della struttura crea comunque pressione, insinua insicurezza in fazioni ossessionate dalla presenza di spie, li costringe a guardare “in cielo”. Capiamoci: è una tattica e non una strategia, per vincere serve altro.
